Ciao, mi chiamo Marta. Per hobby dipingo la ceramica e decoro oggetti con la tecnica del decoupage. Nel mio blog si parla quindi di ceramica e di decoupage ma anche di libri, cinema, musica e.....di molto altro

lunedì 25 maggio 2009

Un libro indispensabile per conoscere e capire Barack Obama


I SOGNI DI MIO PADRE

di Barack Obama

titolo originale Dreams from My Father: A Story of Race and Inheritance.



Barack Obama racconta i suoi primi trent'anni di vita.

Una vita sicuramente non facile essendo nato dall'unione tra una donna bianca americana ed un uomo di colore keniota.

E' una autobiografia di quelle che piacciono a me, sincere fino in fondo, che non raccontano solo ciò che il lettore medio vorrebbe sentire ma, al contrario, raccontano la vita vera e attraverso le parole si mette a nudo l'anima più autentica dell'autore.

Questo libro è stato per me un viaggio alla scoperta di Obama.


E' stato scritto nel 1995 e perciò prima che iniziasse la carriera politica che l'avrebbe portato a diventare presidente degli Stati Uniti d'America e forse per questo è scritta con la massima sincerità e a volte anche con durezza. Forse se l'avesse scritta in un periodo successivo sarebbe stata diversa perchè per lui sarebbe diventato un problema raccontare fatti che avrebbero potuto danneggiare la sua immagine pubblica.

A posteriori posso pensare che questo libro l'abbia avvantaggiato nella campagna elettorale, infatti i suoi avversari politici non hanno potuto trovare "scheletri" nel suo armadio perchè aveva già reso la sua vita di dominio pubblico.


ALCUNI DEI PUNTI CHE MI HANNO PARTICOLARMENTE COLPITO



vede la morte per la prima volta

ha sei anni ed è appena arrivato in Indonesia con la madre per raggiungere il secondo marito di lei. Il patrigno lo reputa abbastanza grande per mostrargli da dove arriva ciò che si trova nel piatto per cena e lo fa assistere all'uccisione di una gallina

"la gallina cadde a terra con un tonfo, si rialzò barcollando e cominciò a correre in cerchio con la testa che pendeva grottescamente da un lato. I cerchi si facevano sempre più stretti e il fiotto di sangue che fuoriusciva sempre più debole fino a che la gallina non stramazzò a terra" "Più tardi, sdraiato da solo nel mio letto ascoltavo il verso dei grilli ripensando all'ultimo spasmo di vita che avevo visto poche ore prima. A stento riuscivo a credere alla mia buona sorte"



scopre la sua identità di "nero"

Barry (da piccolo lo chiamavano così) ha circa dieci anni e sfogliando una rivista vede l'immagine di un uomo con un colorito spettrale e non omogeneo e leggendo la didascalia apprende che si tratta di una delle tantissime persone di colore rovinate da una cura sbagliata che li doveva fare diventare bianchi.

Fino ad allora non si era reso conto di essere "nero"


l'impegno nello studio e i principi che gli trasmette la madre

vivevani in Indonesia non aveva i soldi per mandarlo alla scuola internazionale .

"Mi svegliava alle quattro del mattino, mi obbligava a fare colazione e mi insegnava inglese per tre ore prima che andassi a scuola e lei al lavoro"

"Se vuoi diventare un uomo hai bisogno di valori" ed i valori che gli insegna sono: la correttezza, la sincerità e l'autonomia di giudizio



primo giorno di scuola quando torna negli USA

E', insieme ad una bambina nera, in una classe di soli bianchi.Un ragazzino ripete il nome Barack ad alta voce vacendo il verso di una scimmia, un altro ragazzino gli chiede se suo padre era un cannibale

"sentivo sempre più forte il senso di non appartenenza"


il basket

"potevi sfidare un avversario a parole, poi però quelle parole dovevano trasformarsi in fatti, altrimenti era molto meglio tenere la bocca chiusa"



evita l'eroina

"Micky, il mio potenziale iniziatore, aveva insistito troppo per farmela provare.

Aveva tirato fuuori l'ago e il laccioemostatico e io lo osservavo quando nella mia mente si materializzò l'immagine di una bolla d'aria, sferica e brillante come una perla, che rotolava tranquilla lungo una vena e mi fermava il cuore"


ripensa al rimprovero della sua amica Regina

"guarda dentro di te prima di giudicare gli altri. Non far pulire il tuo schifo agli altri.Non esisti solo tu"



il diacono Will condivide con la comunità un suo ricordo_

"I miei genitori non erano ricchi e vivevamo a Altgeld.

Però se ripenso alla mia infanzia, conservo dei bei ricordi.

Andavamo alla foresta di Blackburn a raccogliere i frutti di bosco. Costruivamo dei carretti con le cassette di frutta e le ruote dei pattini e correvamo nel parcheggio. Ricordo le gite con la scuola e ricordo che durante le vacanze estive incontravamo altre famiglie nel parco, tutti fuori ma nessuno spaventato. In estate se faceva troppo caldo si dormiva all'aperto. Che bei ricordi....mi sembra che sorridessimo, che ridessimo sempre....

Adesso non vedo più ragazzi sorridenti. Li guardi, li ascolti e sembrano sembrano sempre preoccupati, infuriati per qualcosa. Non si fidano di niente e di nessuno. Nè dei genitori nè di Dio. Neanche di sè stessi. Non è giusto. Non è così che dovrebbe esse....ragazzi che non sorridono, non dovrebbero esserci "


LA MIA OPINIONE SUL LIBRO

Ho voluto riportare qualche stralcio del libro per dare una veloce immagine di qualche momento della sua vita.

Alcuni di questi momenti sono molto importanti perchè sono serviti a farlo riflettere sugli errori che stava commettendo ed a fargli individuare la strada da seguire.

A mio giudizio ad aiutarlo in un momento decisivo sono stati soprattutto i rimproveri dell'amica Regina.La mia opinione su questo libro è assolutamente positiva. Era dai tempi della scuola, una vita fa, che non leggevo due volte di seguito lo stesso libro, ma allora ero obbligata a farlo per motivi di studio.Appena ho finito di leggerlo mi è venuta subito voglia di ricominciarlo dal principio e questa volta ho sottolineato con la matita le parti che mi sembravano più rilevanti. Anche quella di sottolineare è una abitudine scolastica ma non mi era mai capitato di farlo con un libro di lettura. per me è stato un evento eccezionale.


Il "Time" ha scritto "IL MIGLIOR MEMOIR DI UN POLITICO AMERICANO. Personalmente è l'unico che ho letto ma sono tentata di credere che hanno colpito nel segno.lo consiglio a tutti, ma soprattutto a quelli che come me hanno istintivamente riposto fiducia in questo nuovo Presidente.

Leggendolo si possono comprendere i motivi che lo hanno portato a scegliere il lavoro di coordinatore di comunità ed in seguito lo hanno portato ad intraprendere la carriera politica

Marta


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mercoledì 20 maggio 2009

Facebook riesce ad influenzare anche la giustizia


Stamattina mentre ero al bar per il caffè ho dato un'occhiata al Secolo XIX e ho letto un articolo che mi ha impressionato relativo ad un processo per spaccio.

Adesso l'ho trovato anche sul quotidiano on-line e lo riporto qui di seguito.


Arrestato per hashish, assolto in nome del popolo di Facebook

20 maggio 2009 Matteo Indice


Tremilaseicento “amici” la pensavano come lui, e cioè che un po’ di spinelli in compagnia e tre grammi di hashish fossero un peccato veniale. Perciò gliel’hanno fatto sapere su Facebook mentre era ai “domiciliari”, accompagnando i messaggi con invettive al giudice che l’aveva mandato agli arresti. A quel punto il magistrato, bersaglio telematico di un’improvvisata giuria popolare, si è dovuto astenere dal processo lasciando che lo celebrasse un collega. Risultato: l’imputato è stato assolto e il primo giudice è finito pure sotto tutela della Digos. Succede a Genova e il protagonista è un uomo di 36 anni che nel settembre 2008 viene controllato in un parco pubblico. Ha un po’ di “fumo” che - si giustifica - «serve per fare qualche canna da passare agli amici». Per l’Arma è spaccio e D. T. trascorre una notte in guardina, quindi finisce in aula per la direttissima che tanto direttissima non è. Lo liberano, con l’obbligo di firma in caserma, mentre la sentenza è rimandata. Per tre mesi riga dritto, poi smette: colpo della strega, movimenti limitati. D.T. sfodera certificati medici e insiste: «I carabinieri mi dissero che non ci sarebbero stati problemi». Nessuna comunicazione al tribunale però. E lo stesso giudice che l’aveva messo fuori, gli affibbia i domiciliari. A questo punto D. T. si scatena. Obbligato a stare 24 ore al giorno in casa s’incolla al computer, trasforma il suo spazio-internet in un’arena dove fanno tutti il tifo per lui e l’effetto Facebook è così forte che la polizia si preoccupa, finché il magistrato non si chiama fuori. Avrebbe davvero condannato D. T. ? Impossibile saperlo, ma la sentenza virtuale ha comunque modificato il corso del processo.


Dovremmo iniziare a preoccuparci, i gruppi che nascono su Facebook sono veramente incontrollabili, le persone sembrano godere nel perdere la propria identità personale per unirsi a gruppi del tipo " Salvatore Riina" (tutt'ora presente con 1281 membri), oppure "uccidiamo Berlusconi" "uccidiamo Vladimir Luxuria" "stupro di gruppo" che per fortuna sono stati cancellati. Anche i gruppi demenziali del tipo "uccidiamo Virgola" (8892 membri) mi fanno accapponare la pelle Io mi sono registrata ma i gruppi non mi piacciono affatto, al massimo accetto di entrare nei fans club di qualche organizzazione o personaggio pubblico che apprezzo particolarmente (Herbert Pagani, De Andrè, Jannacci, Ugo Tognazzi, AVIS, UNICEF, MSF, Barack Obama) Dove si andrà a finire di questo passo?
Marta



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domenica 17 maggio 2009

La Pigotta fa felice chi la riceve ma non solo


Questa mia opinione sulla Pigotta è anche sul sito di CIAO.IT
http://www.ciao.it/Pigotte_Unicef__Opinione_1121549

























COME HO CONOSCIUTO LA PIGOTTA
Ho acquistato la prima "Pigotta" circa dieci anni fa. Volevo regalarla ad una ragazza che conosco per il primo Natale della sua bimba. Ricordo di essere andata nel locale che l'UNICEF aveva affittato nella mia città . Le Pigotte erano tantissime e avevo scelto la mia con molta cura: vestita con un abitino pesante e con un bel berretto di lana in testa perchè doveva andare in un paesino molto freddo.Quando, dopo alcuni anni, ho iniziato per hobby a dipingere la ceramica mi è tornata in mente la Pigotta ed ho pensato che sarebbe stato bello regalarne una in omaggio a chi acquistava uno dei miei lavoretti.E' stato in quel momento che ho scoperto che le Pigotte si possono acquistare anche sul sito dell'UNICEF, ho perso la possibilità di scelta però c'è di bello la sorpresa di aprire il pacco con dentro tante bamboline tutte diverse e tutte a loro modo bellissime.
Da allora ne ho acquistate parecchie, non solo per omaggiare i miei acquirenti ma anche per fare dei bei regalini.L'anno scorso me ne è capitata nel pacco una che era diversa dalle altre, molto morbida, con un vestito semplice ma bellissimo ed un bel cappellino in testa. Ho deciso di portarla nella casa in montagna e l'ho sistemata sul mio comodino.Avendola "adottata" ho spedito la cartolina che, insieme alla "carta d'identità" accompagna ogni pigotta.Nella cartolina ho scritto anche il mio indirizzo e-mail e dopo qualche tempo mi è arrivata la mail della ragazza che l'aveva fatta, è stata una bellissima sorpresa.

COME IDENTIFICARE LE PIGOTTE AUTENTICHE
Ogni Pigotta è dotata di una "carta d'identità" e di una cartolina di ritorno. La prima reca il nome, la nazionalità, la data di "nascita", i "connotati" della Pigotta e il nome e l'indirizzo di chi l'ha realizzata, la seconda sarà inviata, a cura del nuovo "papà" o "mamma", all'indirizzo dell'autore, per comunicarne l'avvenuta "adozione". Sono "Pigotte" solo le bamboline accompagnate dai due "documenti" sopra descritti e da una speciale targhetta, che ne convalida l'autenticità, messi a disposizione dall'UNICEF, allo scopo di porre il "donatore" al riparo dall'adozione (acquisto) di bamboline simili, fatte passare per "Pigotte".

COME VIENE UTILIZZATO IL RICAVATO DELLA VENDITA
Il ricavato serve per la vaccinazione di milioni di bambini, un ciclo completo di vaccinazioni contro sei malattie mortali.

COME ADERIRE AL PROGETTO PIGOTTA
Si trovano le informazioni sul sito dell'UNICEF oppure contattando telefonicamente il comitato della propria città o della propria provincia

VANTAGGI
la pigotta fa felice chi la crea e chi la riceve, ma soprattutto salva la vita di un bambino!

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martedì 12 maggio 2009

Che fine hanno fatto i cani randagi in Sicilia?






C’è qualcuno che ha notizie su di loro?
Alla fine di marzo sono stata in Sicilia per una settimana di vacanza, la primavera è veramente il periodo migliore per godere delle bellezze dell’isola.

C’è un’esplosione di colori e di profumi, si sente veramente la vita della natura che si risveglia, ci sono distese di fiori, tanti uccellini in volo ma…… i cani che fine hanno fatto?


Vado spesso in Sicilia in questa stagione meravigliosa ed ero abituata ad incontrarne parecchi lungo le strade, nelle zone isolate di campagna ma anche nei paesi e nelle città, sonnecchianti al fresco degli alberi nei giardini pubblici oppure accovacciati vicino ai banchi nei mercati in attesa di qualcuno che si intenerisse di fronte a due occhioni lucidi.


Adesso no! Sembrano spariti nel nulla e questa novità non mi è piaciuta affatto perché so per certo che i canili sono praticamente inesistenti, almeno nelle zone che frequento io.
Quello che mi ha fatto più riflettere è stato lo sguardo con cui le persone guardano quell’unico cane che è rimasto in giro per il paese, non si sa per quale miracolo e per quanto potrà rimanerci.
Ho provato a chiedere in giro ma non ho avuto risposte, le persone con le quali ho parlato però si dimostravano soddisfatte della situazione per il fatto che “altrimenti come facciamo con i turisti?”


Una ragazza che stava vendendo le sue creazioni artigianali in una piccolissima bancarella nel porto aveva due cagnolini al guinzaglio e mi sono fermata a scambiare due chiacchiere. Mi ha detto che lei era abituata a portare dei grandi sacchi di cibo per cani al canile di Siracusa. Un tempo la facevano entrare a vedere i cani ma da circa cinque anni è vietato l’ingresso. Mi chiedo, se vietano l’ingresso come faranno le persone ad adottarli? E inoltre, in che condizioni stanno vivendo? C’è qualcuno che controlla le condizioni igieniche?
Spero che qualcuno mi sappia dare qualche risposta




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mercoledì 6 maggio 2009

SMS 48580 per l'Abruzzo non è più attivo!





Pur se ancora molte persone vivono sotto le tende, pur se molte persone ancora hanno bisogno di aiuto, pur se l’onda di solidarietà non accenna a diminuire … il 48580, numero attraverso il quale era possibile donare fondi in aiuto delle popolazioni colpite dal terremoto non è più attivo.


Io ho fatto un versamento ieri utilizzando il cc 10400000 intestato alle Poste Italiane, ma stamattina avevo in mente di mandare un sms al 48580 ma non ci sono riuscita, mi veniva segnalato che non era possibile.


Ho cercato notizie e ho scoperto che il numero era attivo solo fino al 30 aprile.

Ho trovato anche che esiste una petizione in corso per riattivarlo, la segnalo nel caso qualcuno volesse firmarla.




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martedì 5 maggio 2009

UNICEF Un concorso per rappresentare l'Italia al J8 Summit





Junior 8 Competition 2009

Attenzione: la scadenza per l'invio delle proposte è stata posticipata dall'8 al 22 maggio 2009


I partecipanti al Junior 8 Summit 2008 - ©UNICEF
Un concorso per rappresentare l'Italia al J8 Summit
La Junior 8 (J8) Competition 2009 è un concorso che permetterà ai giovani vincitori di rappresentare il proprio Paese al Junior 8 Summit (J8) 2009 per presentare le proprie idee e proposte agli otto leader della terra, riuniti nel meeting annuale del G8, che nel 2009 si tiene proprio in Italia. Gruppi di ragazzi dai 14 ai 17 anni provenienti dai Paesi del G8 saranno ammessi all'evento inviando un comunicato basato sugli argomenti principali in agenda al G8 2009. Ogni anno i leader del G8 discutono le tematiche globali più urgenti. Esse includono problemi come la recessione, la crisi alimentare globale, l'accesso all'istruzione ecc. Su questi stessi punti, i giovani del J8 discutono e preparano raccomandazioni che vengono presentate di persona ai leader del G8 da una loro delegazione. Gli argomenti all'ordine del giorno per quest'anno sono i seguenti:

Cambiamenti climatici
HIV/AIDS
Povertà e sviluppo
Un quarto tema a scelta

J8 Competition 2009: termini e condizioni del concorso (48.85 KB).

Come partecipare al concorso

Per partecipare alla J8 Competition, è necessario creare un team (composto da 4 persone) che elabori proposte su come affrontare gli argomenti chiave discussi al G8, compilando il modulo online pubblicato sul nostro sito. Scegli una tematica globale che ritieni particolarmente rilevante per il tuo team e per i giovani del mondo e descrivi l'intervento che secondo te i leader dovrebbero sostenere. Tutte le proposte verranno esaminate da un gruppo di esperti selezionati in ciascun Paese. Ogni paese membro del G8, infatti, è chiamato a selezionare 4 ragazze e ragazzi come propri rappresentanti. Una giuria composta da rappresentanti di: UNICEF Italia; Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca; Ministero della gioventù e da due ragazzi che hanno partecipato alle precedenti edizioni del Summit, selezionerà l'elaborato migliore proclamando il team vincitore del concorso.Uno dei principali criteri che verrà utilizzato dalla giuria sarà la proposta, da parte dei giovani partecipanti, di soluzioni ambiziose e innovative ai problemi in oggetto. Saranno esaminati con favore lavori originali, fattibili, espressi con chiarezza e orientati alle soluzioni pratiche. Le proposte, inoltre, dovranno dimostrare la comprensione, da parte del gruppo, delle questioni globali e dell'impegno sociale necessario per risolverle.

Il concorso scade il 22 maggio 2009. Le proposte, che potranno essere inviate solo tramite l'apposito modulo on line, ricevute dopo questa scadenza non verranno prese in considerazione dai giudici.

Post tratto dal sito ufficiale UNICEF Italia



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venerdì 1 maggio 2009

Un ritratto di Mino Reitano



Sono stata in ferie qualche giorno in Sicilia e per non annoiarmi ho messo in valigia, oltre a qualche libro, un'immagine di Mino Reitano che risale agli anni '80 ed il necessario per disegnare.
Questo è il risultato.



lunedì 20 aprile 2009

I miei pannelli in ceramica

Inizialmente avevo aperto questo blog con l'intenzione di parlare della mia passione per la ceramica, di presentare i miei lavori e fare un pò di pubblicità a PrezziShock, il sito di vendite on line che ospita il mio piccolissimo "negozio" virtuale.

Avevo anche l'intenzione di scrivere dei post sull'attività dell'UNICEF e di Medici Senza Frontiere, le onlus alle quali invio il ricavato delle mie (poche) vendite.

Invece mi sono lasciata prendere la mano dagli avvenimenti di attualità ed ho iniziato ad allontanarmi sempre più da quello che doveva essere l'argomento di base del mio blog: la ceramica.

Oggi voglio ritornare sui miei passi e quindi inserisco le foto di alcuni pannelli in ceramica.

Si tratta di lavori con soggetti vari, hanno dimensioni molto diverse, alcuni sono composti da due sole piastrelle, altri da oltre venti piastrelle.

Alcuni sono nei colori bianco e blu tipici della ceramica di Albisola, altri sono in stile art deco.

Se qualcuno fosse interessato a chiedere ulteriori informazioni può contattarmi via mail, oppure visitare il mio " negozio" su PrezziShock cliccando qui




clikkando sulle immagini si ingrandiscono







domenica 19 aprile 2009

Egitto Tesori sommersi alla Venaria Reale


La mostra dal 7 febbraio al 31 maggio 2007 è a Venaria Reale (Torino) nelle scuderie juvarriane della Reggia: unico appuntamento in Italia.

Proseguirà a Yokohama e poi tornerà ad Alessandria dove sarà allestito un museo permanente.

Avevo sentito parlare anni fa della scoperta in Egitto di questi tesori sommersi e di un museo che avrebbero allestito ad Alessandria ma poi non ne avevo più avuto notizia, dicendo la verità non mi ero più interessata per conoscere i tempi di realizzazione.

Quando il mese scorso mi è capitato di trovare su un quotidiano la pubblicità di questa mostra di tesori sommersi mi sono detta "non devo perdermela".

Stamattina ci siamo svegliati presto e siamo partiti per la nostra "escursione culturale" alla volta di Venaria Reale, che si trova vicino a Torino.

Il tempo non era dei migliori, ha piovuto sempre da quando siamo partiti fino all'arrivo alla sede della mostra dieci minuti prima dell'apertura che avviene alle nove.

Avevo già prenotato la visita telefonicamente perchè mi era stato consigliato di farlo per le visite nei fine settimana.

Abbiamo aspettato le dieci, orario della prima visita guidata, curiosando nel banco dei libri sull'Egitto e dei soliti souvenir.

Alle dieci abbiamo incontrato la guida, eravamo in tutto una quindicina di persone e ad ognuno ha consegnato un auricolare. Ha spiegato che trattandosi di una mostra ambientata era necessario quell'accorgimento per ascoltare le sue spiegazioni che altrimenti sarebbero state coperte dalla musica e dai rumori che creano le ambientazioni.

La guida ci ha subito spiegato dei tesori e del loro ritrovamento in fondo al mare nei pressi delle antiche città di Canopo , Heracleion e dell'antica Alessandria, dicendoci anche che in quella mostra si cercava di creare soprattutto un'atmosfera di intense emozioni, con una scenografia di tipo teatrale che doveva ricreare gli abissi da cui erano riemersi quegli antichi tesori.

Abbiamo visitato la mostra seguendo la nostra guida ed ascoltandolo nell'auricolare però devo dire che non mi sono emozionata. E' vero che si tratta di reperti di grande importanza storica e che sono realmente molto belli. L'imponenza delle statue in granito, la raffinatezza dei gioielli in oro, la fantastica quotidianità che riflettono gli utensili fanno di questa mostra qualcosa di unico, ma non l'ho trovata emozionante come avevo immaginato.

Certamente dipende dal fatto che non è la prima volta che mi trovo di fronte all'arte egizia avendo vissuto già due volte l'esperienza del tour dell'Egitto classico, ho ancora vivo il ricordo dell'emozione provata davanti alle statue gigantesche di Abu Simbel, oppure alle sfingi di Luxor.

La visita a questa mostra la consiglio in ogni caso ma sicuramente chi ha già visitato l'Egitto non rimarrà colpito alla stessa maniera di chi incontra l'arte Egizia dal vero per la prima volta.

In questo sito si trovano tutte le informazioni per organizzare la visita
http://www.lavenaria.it/mostre/ita/mostre/2009/tesori_sommersi.shtml
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giovedì 16 aprile 2009

Caso Santoro: lettera aperta di Mario Giordano

Dopo quello che è successo alla trasmissione ANNOZERO e dopo tutte le polemiche che si stanno susseguendo ho pensato di inserire nel mio blog questa lettera di Mario Giordano, che era presente nella trasmissione in questione.
E' molto lunga ma vale la pena di leggerla tutta

Caro Santoro,
anzi caro onorevole, visto che m’ha chiesto di chiamarla così, so bene che quando si è invitati nei salotti altrui non è buona educazione raccontare al mondo quel che ci si è detti. Ma siccome quel salotto era in diretta su Raidue in prima serata, davanti a svariati milioni di telespettatori, mi permetto di infrangere le regole. Non me ne vorrà. In fondo lei di regole infrante è un maestro. E, in effetti, dopo aver fatto a pezzi quelle della par condicio e del buon senso, l’altra sera ha definitivamente massacrato anche quelle del buon gusto e della civiltà.
Missione compiuta, olé.
Il suo ultimo Annozero, mi permetta, è stato uno spettacolo squallido, un atto di sciacallaggio ributtante, che non mette più la polemica sull’asse di ciò che è di sinistra o non di sinistra, ma di ciò che è civile e ciò che non lo è più. E mi chiedo se sia possibile che lei e i suoi sottopanza siate così accecati dall’odio e dalla faziosità da perdere non dico l’equilibrio politico, che quello l’avete già perso da tempo, ma anche il senso di umanità. E che non vi rendiate conto che tutto questo vi porta lontani dal Paese reale, dal sentimento diffuso di commozione e solidarietà, dall’Italia che si unisce di fronte alla sofferenza, per una volta provando a ragionare non per schemi di partito, ma secondo bisogni, urgenze e necessità. Provi a togliersi per una volta la giacchetta da europarlamentare, caro onorevole Santoro, provi a togliersi per una volta i paraocchi del katanga in servizio permanente effettivo. Vedrà che in Abruzzo c’è un’umanità dolente e dignitosa, lacerata e orgogliosa, che non chiede bandiere di partito né polemichette pretestuose. Chiede risposte concrete. Responsabilità. E serietà. Per una volta, proviamoci, anche noi, che abbiamo per le mani il bene prezioso dell’informazione. Proviamoci a togliere la maglietta di parte e a guardare la tragedia senza pensare a quel che ne potremmo guadagnare in termini di marchette politiche. Proviamo a essere seri. E lei che è un gran professionista lo sa: attaccare la Protezione civile per il ritardo nella consegna di una bottiglietta d’acqua (una! Su 27mila sfollati!), mentre ci sono le bare dei morti ancora aperte e i soccorritori che rischiano la vita fra le macerie, non è serio. Anzi, sarebbe perfino ridicolo, se non fosse tragico. Tragico per le vittime, innanzitutto. Ma tragico anche per lei, per la sua squadra avvilita nei bassifondi della polemica, per la sua professionalità ridotta a zerbino in nome dell’ideologia, per la sua umanità schiacciata sotto il peso dell’odio politico. In Abruzzo i soccorsi hanno funzionato. Lo sanno tutti, lo dicono tutti. I volontari sono stati eroici, hanno salvato decine di vite umane. Le tendopoli sono state operative in tempi record. Non c’è stato caos, non c’è stata disorganizzazione. Tutti gli osservatori, italiani e stranieri, di destra e di sinistra, hanno potuto notare che per la prima volta sul luogo della tragedia si è sentita forte e tempestiva la presenza dello Stato. Chissà perché gli unici che non se ne sono accorti sono stati i suoi inviati, poveri kamikaze spediti sul posto a cercare disperatamente di trasformare una efficiente opera di soccorso nella Caporetto di Bertolaso.

Per altro, mi lasci dire, caro onorevole, evidentemente lei non è più il maestro di un tempo, l’esperienza a Bruxelles l’ha rammollita o gli allievi sono scarsi: ammetterà che hanno lavorato proprio male. La tesi si poteva argomentare in modo assai migliore, di voci contro, in quella situazione, se ne potevano raccogliere un’infinità. E loro, invece, gli sciagurati di Caporetto, che cosa le hanno portato in pasto? Una bottiglietta d’acqua consegnata in ritardo, lo sfogo di un medico chiaramente sfinito e poco altro. A guardare bene, tutte interviste forzate, con domande tranello, risposte indotte e montaggi con tagli spericolati. Poca roba, lo sa anche lei, chissà come li avrà sgridati nella solita riunione che fate il giorno dopo per esaminare, minuto per minuto, gli errori commessi in trasmissione. E che dirà allora di quei collegamenti con Ruotolo? Erano così noiosi... Ci voleva tanto a trovare qualcuno che dicesse «Bertolaso è un incapace» con efficace sintesi televisiva? Evidentemente nemmeno Ruotolo è più quello di una volta... Su, onorevole Santoro, sia sincero: in fondo portare in tv qualcuno che si lamenta contro la Protezione civile in mezzo a 27mila sfollati non è mica una missione complicata. Se vuole gliene troviamo altrettanti in cinque minuti anche qui nel centro di Milano, dove pure la gente non ha patito sulla sua pelle il terremoto. La scarsità delle testimonianze da voi raccolte è una conferma (se ce ne fosse bisogno) che la Protezione civile ha funzionato bene. Ma mi resta un dubbio: possibile che non abbiate incontrato nemmeno uno che ringraziava i soccorritori?
Possibile che non vi sia venuto in mente di intervistare così, en passant, anche uno della Protezione civile? Non li avete trovati? Ruotolo è così bollito? Lei dice bene che non si può sventolare l’eroismo dei volontari come pretesto per non parlare dei problemi. Siamo d’accordo. Ma non si possono nemmeno sventolare i morti come pretesto per dire fregnacce. Voi, invece, l’avete fatto. Scientificamente. Per tutta la trasmissione. A cominciare da Ruotolo che esordisce lasciando microfono libero a un uomo esasperato che insulta le divise. E poi la bottiglietta d’acqua e altri lamenti. E poi la piccola teoria degli schizzi di fango. E poi la presidente della Provincia che se la prende con le istituzioni (e lei che cos’è signora, mi scusi?). E poi il suo sarcasmo, dottor Santoro, fra Kgb, caschi e altre cose che voleva mettersi in testa (a mettersi un po’ di buon senso, ci ha mai pensato?). E, infine, soprattutto la ciliegina sulla monnezza, cioè le spaventose vignette di Vauro, dove si ironizzava sulla cubatura dei cimiteri, l’ampliamento edilizio delle bare e, ancora, la ridicolaggine dei soccorritori.
Lasciamo da parte i malinconici dettagli: Travaglio che legge (per altro con inesattezze) verbali da questurino di provincia e il magistrato candidato De Magistris, investito ufficialmente del ruolo di censore dei furbetti (avete capito bene: il furbetto dei Valori eletto a simbolo di censore dei furbetti, che è un po’ come fare tenere ad Adriano un corso contro l’alcolismo). Lasciamo da parte i malinconici dettagli, non restano che le fregnacce. E che sono fregnacce lo sa anche lei, caro onorevole Santoro. Per tutta la settimana, nei colloqui con i suoi collaboratori, mi è stato detto che trovava sciocco insistere sulla prevedibilità dei terremoti, sulla cassandra Giuliani, sulla questione dell’emergenza, perché il vero problema è quello edilizio. Sacrosanto. Il vero problema è che in Italia ci sono 7 milioni di case a rischio, di cui 80mila sono edifici pubblici. Il vero problema è quell’ospedale dell’Aquila inaugurato nel 2000, dopo vent’anni di lavori, e che ora è inagibile. Il vero problema è il decreto del 2004 che prevedeva costruzioni antisismiche e che è sempre stato rinviato. Il vero problema è che occorre una grande opera di rottamazione edilizia e di ricostruzione. Questo è il punto. Voi lo sapevate benissimo. Dietro le quinte se ne conveniva.
E allora perché, invece, avete messo in scena solo un vergognoso processo alla Protezione civile? Forse perché il problema delle case costruite male non può essere addossato in nessun modo a Berlusconi? Forse perché vi siete accorti che, anzi, il piano casa appena varato andava proprio nella direzione dell’auspicato rinnovamento edilizio? Forse perché il ritardo delle norme antisismiche non è colpa di un sottosegretario del vituperato centrodestra, ma di una cultura del Paese che riguarda tutti? Forse perché il primo a firmare quel rinvio è stato proprio Antonio Di Pietro, nume tutelare del furbetto anti-furbetti De Magistris? Dev’essere così, è chiaro. Ma il risultato è vergognoso. Noi speravamo di parlare dei problemi seri. Su questo giornale l’abbiamo fatto, fin dal primo giorno, senza nascondere nulla, con dati e cifre, denunce e accuse fondate su abusi e inadempienze nelle costruzioni. Voi invece avete preferito affidarvi alle beghe da cortile, avete ritirato fuori la madonna del radon, l’autodidatta Giuliani, avete mestato nel torbido raccolto sul fondo della disperazione con un unico scopo: mettere nel frullatore chi da cinque giorni lavora, rischiando la vita e senza risparmiare energia, per ridare speranza all’Abruzzo. Mi chiedo perché, caro onorevole Santoro.
Mi chiedo a che serva. Visto che all’inizio della trasmissione faceva nobilmente appello al Paese che vogliamo lasciare ai nostri figli, ecco, le chiedo se davvero lei vuole lasciare ai suoi figli un Paese così, in cui nemmeno di fronte a 290 morti si trova la forza di mettere da parte i biechi interessi della politica di giornata. Se davvero vuole lasciare ai suoi figli un Paese in cui si irridono i volontari, magari solo perché vestono una divisa (si capisce la divisa non fa chic come l’orecchino e il jeans strappato...). Se davvero vuole lasciare ai suoi figli un Paese in cui di fronte all’emergenza ci si continui a sentire uomini di parte prima che uomini. Avevamo avuto una speranza nei giorni scorsi. Avevamo visto un clima diverso. Avevamo trovato commenti per una volta sensati a destra e a sinistra, avevamo trovato persone capaci di capire che il dolore e la sofferenza, pensi un po’ Santoro, contano persino più dell’essere berlusconiani o antiberlusconiani. Avevamo sperato che di qui potesse nascere un’Italia più civile. Avevamo sperato. Poi sono arrivati Vauro, le vignette e la sua bottiglietta d’acqua. Che meschinità.

Mario Giordano


Visita le ceramiche di marta

mercoledì 15 aprile 2009

Srebrenica, quello che rimane di una città turistica

Sono registrata su Ciao.it , un sito di opinioni su prodotti e servizi di vario genere.



Solitamente si cercano le opinioni prima di fare un acquisto e normalmente queste si riferiscono a beni di consumo, film, libri, spettacoli, località turistiche, servizi alberghieri.



Navigando nel sito a volte però ci si imbatte in opinioni che ad una prima impressione sembrano "Fuori tema" , però leggendole con attenzione se ne capisce il valore e l'importanza.



Quella che riporto integralmente è una di quelle.






l'autore è Geolele, un membro della community di Ciao.it



8372........




Forse (o purtroppo, fate voi....) Srebrenica, in ciao.it, doveva trovare posto tra gli argomenti di Ciao Caffè riguardanti le tante guerre nel mondo e la loro stupidità. Ma voglio inserire questa città tra le attrazioni della Bosnia in ossequio alle parole che ho sentito personalmente dalla bocca del sindaco Abdurahman Malkic: "Vorrei che Srebrenica tornasse quella che era prima, una bella città turistica piena di terme e impianti sciistici. Questo perchè, se non accadesse, noi superstiti della strage del 1995 non potremmo mai riprenderci e camminare sulla strada della normale di democrazia". Il desiderio del sindaco è purtroppo destinato a rimanere un utopia ma per capire perchè dovrete arrivare alle conclusioni finali.




COSA E' OGGI

Srebrenica è un Comune della parte orientale della Bosnia Erzegovina, appartenente all'entità della Repubblica Srpska ed al confine con l'attuale Serbia e Montenegro. Si trova in una zona montuosa, costruita entro una vallata stretta, ed il nome significa "Miniera d'argento", derivante dall'antico nome latino della città, Argentaria. Oggi il Comune censisce nel suo territorio circa 10000 abitanti, ma questa cifra è fortemente incerta per i fatti che andrò a raccontare.

LA STORIA RECENTE

Da tutto ciò si può facilmente intuire che Srebrenica era una città a forte presenza di industrie della metallurgia, ma anche un importante centro termale che richiamava turisti da tutti i balcani. Inoltre, le montagne ospitavano delle piste da sci bellissime, oggi territorio incontrastato dei campi minati. Nei dintorni di Srebrenica erano presenti miniere di zinco, piombo e oro (molto, ed è quello che da sempre ha attratto i serbi...). Da tutto ciò si può capire che la città e la popolazione non se la passava affatto male, impegnata come era tra l'industria, e quindi lavoro da operai, e il turismo, e quindi indotti ingenti dal turismo. L'unico neo, per qualcuno nelle vicinanze, era che la popolazione era in larghissima parte musulmana secondo le seguenti cifre (1991):Abitanti totali 36666 (notate innanzitutto la differenza con i 10000 odierni...)Musulmani 27572 (75,19%)Serbi 8315 (22,67 %)Croati 38 (0,10 %)Jugoslavi 380 (1,03 %)Altri 361 (0,98 %)




Si arrivò, con questa situazione, ai tragici fatti del 1995...

IL MASSACRO DI SREBRENICA

Il massacro di Srebrenica fu un vero e proprio genocidio di massa, organizzato dalle truppe serbe-bosniache del Generale Ratko Mladic, braccio armato del leader serbo Slobodan Milosevic, intenzionato ad attuare, in tutta la Bosnia, una sorta di moderna pulizia etnica ai danni dei bosniaci musulmani. In questa opinione si punta il dito sui fatti accaduti a Srebrenica perchè furono i più gravi, ma ogni paese della zona può piangere migliaia di concittadini uccisi secondo questo progetto. Il numero totale delle vittime di Srebrenica lo dirò alla fine, ma intanto sappiate che Srebrenica si trovava, al momento della strage, sotto la tutela delle Nazioni Unite (!!!). Già si può intuire un punto chiave della vicenda: l'esercito che attaccava era serbo-bosniaco e gli attaccati erano bosniaci-musulmani, quindi si prefigurava una sorta di attacco di un esercito alla popolazione di stessa nazionalità, al limite aggiunta alla potenza e alla nazionalità tipica dei Serbi.


Ma andiamo con i fatti:




6 Maggio 1993 - L'ONU dichiara zone protette le città di Sarajevo, Tuzla, Zepa, Goradze, Bihac e Srebrenica. La zona protetta di Srebrenica fu decisa dopo
un'offensiva serba del 1993 e decine di migliaia di profughi musulmani vi trovarono rifugio.


9 Luglio 1995 - Nonostante la zona protetta, l'esercito serbo-bosniaco attacca il territorio e lo conquista dopo alcuni giorni. Qui bisogna per forza raccontare il ruolo che hanno avuto le Forze Internazionali in tutta la vicenda. Innanzitutto, durante i giorni del massacro i 600 Caschi blu e le truppe olandesi presenti non intervenirono per cause ancora ignote. Ufficialmente, sembra che le truppe ONU fossero scarsamente armate rispetto alle truppe serbe, per il motivo che la zona era stata dichiarata erroneamente sicura dallo stesso ONU. Appoggiati dal fatto che la zona era dichiarata sicura e protetta, le truppe internazionali hanno iniziato alcuni colloqui con le truppe difendenti atti a togliere di mezzo più armi possibili. La situazione era quindi quella di un popolo musulmano profugo che fuggiva dal conquistatore, difeso alle spalle da un esercito male armato che si è fidato delle istruzioni dell'ONU ed ha abbandonato spontaneamente le armi. Questa apparente situazione di pace, ha fatto si che tutta la popolazione tornasse indietro tranquilla verso il proprio paese accompagnata da un esercito disarmato. Quando ormai la popolazione era tutta rientrata, l'attacco si fece massiccio ed a questo punto il colonnello Karremans diede l'allarme e chiese un intervento aereo di supporto. Inizialmente il governo di Sarajevo non intese mandare aiuti, soltanto per una ragione assurda: le richieste di aiuto non erano conformi agli accordi sulle richieste di intervento aereo in quanto non si trattava ancora di atti di guerra!!! Infatti la situazione era semplicemente quella di un esercito serbo che non aveva bisogno nemmeno di sparare un proiettile perchè la controparte era disarmata totalmente. L'aiuto arero fu concesso solamente quando entrarono in città i carri armati nemici, ma a quel punto i caccia ONU dovettero rientrare in Italia per il rifornimento visto che sorvolavano le zone invano in attesa di istruzioni! Alla fine intervenirono solo due aerei olandesi ma senza alcun risultato, mentre un gruppo di aerei USA non trovò nemmeno la strada!!! In questa situazione drammatica, i serbi erano in una posizione così dominante che poterono permettersi di minacciare di massacro i Caschi blu se non si fossero ritirati. Quindi gran parte dell'esercito ONU fuggì indietro ed i pochi che rimasero cooperarono addirittura con i serbi nella fase successiva dell'attacco per evitare inutili rappresaglie!!!


L'esercito conquistatore comincia così a separare (con l'aiuto delle Forze Internazionali!!!) gli uomini dai 14 ai 65 anni dal resto della popolazione e li ammassa entro quelle importanti fabbriche di cui ho parlato nell'antefatto. Entro i capannoni industriali e nell'arco di pochi giorni vengono uccisi a sangue freddo circa 7800 uomini (cifra ufficiosa dell'ONU), a corredo di un numero imprecisato di dispersi o profughi (i musulmani scampati dicono più di 10000) contro la cifra che i serbi dicono di aver ucciso (2000!!!). In mezzo a queste cifre ballerine, resta grave e permanente il ritrovamento ancora in atto delle fosse comuni dove furono buttati a caso i corpi morti.



A 13 anni dal massacro, i responsabili politici e militari sono in gran parte impuniti. Alcuni atti giudiziari successivi fecero scandalo, come quello del Tribunale Internazionale di non ritenere responsabile la Serbia del massacro, in quanto non vi sono prove certe dell'eventuale comando partito da Belgrado, anche se è stato riconosciuto che Mladic dipendeva da Belgrado, che forniva assistenza finanziaria e militare all'esercito serbo-bosniaco. In definitiva, il massacro è da imputare a singole persone...




COSA E' OGGI SREBRENICA




Come detto, la città conta oggi circa 10000 abitanti, senza alcuna possibilità di suddividerli in etnie in quanto la popolazione è molto instabile. Infatti risultano ancora dispersi migliaia di vecchi abitanti e le possibilità di ritrovarli sono due:



1) vengono ritrovati nelle fosse comuni che ancora oggi vengono individuate nelle fosse comuni. Il riconoscimento viene effettuato grazie alla donazione di DNA che fecero i superstiti alla fine della guerra. La ragazza che ci ha guidato nella città facendo da traduttrice ha raccontato che suo padre sparì durante la guerra e che hanno ritrovato un suo femore circa 2 anni fa, riconosciuto e consegnato alla sua famiglia grazie alla banca dati sul DNA.



2) i profughi tornano spontaneamente nelle proprie case fattorie ma a questo punto diviene protagonista un altro immenso problema che affligge quel territorio. Circa il 60 % è ancora minato e le zone minate sono concentrate soprattutto nelle periferie e nelle frazioni di campagna da dove sono fuggiti molti cittadini. Quando un profugo ritorna, se si accorge che il proprio terreno è minato il Comune si impegna a sminare una piccola parte (quella per il sostentamento). Spesso però è successo che sono stati ritrovati vecchi cittadini profughi, ma senza vita appena rientrati sul proprio campo perchè convinto che la situazione fosse tornata alla normalità. Considerate anche che spesso vengono ritrovati ma non denunciati ordigni esplosivi, soprattutto dai bambini che poi li tengono in casa all'insaputa delle autorità.




In questa situazione, dal punto di vista turistico si può capire bene che Srebrenica ha poco da offrire. Restano in piedi le 2 bellissme moschee ricostruite dopo la guerra, ma il piatto forte di questa zona rimangono le attrattive naturali, bellissime foreste fitte piene però di mine. In questo momento la comunità prova a far ripartire la zona termale ma anche inquesto caso gli ostacoli sono grandi. L'economia stenta a ripartire, considerando anche che la comunità non se la sente di far ripartie la zona industriale teatro del massacro. Oggi Srebrenica fonda la sua economia sull'agricoltura, sfruttando anche gli aiuti internazionali per l'agricoltura. E' presente una florida produzione di vino a basso contenuto alcolico. Le prove per rialzarsi sono ovviamente ostacolate dal fatto che ovviamente i cittadini di oggi si sentono a terra dal punto di vista psicologico; tenete infatti in considerazione che tutte (TUTTE) le famiglie residenti hanno uno o più cari morti o dispersi per questi tragici fatti. Inoltre, le etnie presenti vivono nello stesso Comune ma fanno finta di non conoscersi...




POTOCARI
In tutta questa tragica situazione, l'unico luogo da visitare è purtroppo il luogo simbolo del massacro, il cimitero memoriale di Potocari. Posto innanzi alla zona industriale teatro del massacro, il cimitero ospita le vittime (8372... tra poco spiego la cifra e soprattutto i puntini) ritrovate e riconosciute dal 1995 ad oggi. Come potete vedere dalle foto che ho allegato, entrando il memoriale presenta una struttura quadrata a forma di pagoda da dove oggi vengono svolte le funzioni commemorative. Intorno a questa struttura è presente una sorta di parabolica di cemento in cui sono scritti i nomi delle vittime presenti. La stele con la triste cifra 8372 ci inoltra nella zona delle tombe, a cumuli in stile musulmano. La cifra -8372...- (con i puntini di sospensione) sta ad indicare che il numero delle persone sepolte non è purtroppo definitivo ma cambia quasi tutti i giorni. La disposizione delle tante tombe non è casuale ma forma una figura a forma di fiore a simboleggiare le tente vittime che possano essere concime per il futuro fiore della pace. Entrare in questo cimitero è ovviamente un'esperienza incredibile e toccante, che non ha minimamente a che vedere con la nostra esperienza cimiteriale di occidentali fortunati abituati ormai alla pace. Il cimitero ospita anche una zona museale con foto significative e agghiaccianti, sia delle fasi dello sterminio che dei successivi ritrvamenti. Una parte è dedicata agli onori che negli anni hanno fatto i vari capi di stato e soprattutto colpiscono le foto di alcuni potenti della terra che aiutarono i cittadini a scavare le prime tombe (tra gli altri si riconosce Clinton, al tempo Presidente USA). Ancora oggi in Luglio i superstiti onorano i propri morti, ma è purtroppo un'usanza che va sparendo perchè ad ogni anniversario arrivano dei serbi che fanno il controanniversario e banchettano nella zona industriale!!!! Per questo, la popolazione colpita ha paura di far emergere le proprie emozioni ed ha paura che possano ogni anno scoppiare disordini.
COMMENTO FINALE



Forse non c'è bisogno di un commento finale... Sono capitato a Srebrenica per motivi di lavoro con la Protezione Civile e sono ripartito con l'idea che è una delle zone al mondo in cui c'è più da lavorare, soprattutto dal punto di vista diplomatico e psicologico. Srebrenica è uno di quei posti nel mondo che ti fanno sentire piccolo, una nullità se pensiamo alle sciocchezze di cui ci preoccupiamo tutti i giorni. Mi ha sorpreso il fatto che sono stato continuamente a pensare che tutto questo si è svolto solo al di là dell'Adriatico (davanti Rimini, per dire una città a caso!!!) e che molti di noi ancora oggi non sanno cosa è successo! Ho voluto scrivere tutto questo (e spero di non avervi annoiato) proprio perchè mi sono reso conto che tanti di noi non sanno cosa è Srebrenica per la storia dell'uomo. Mi prendo anche il rischio di qualche FUORI TEMA perchè metto l'opinione nelle attrattive turistiche, però è un rischio che voglio correre in ossequio alla voglia di cittadini che ho incontrato di far rinascere la loro economia ed il loro turismo.



P.S.:


Vi avevo promesso che in fondo avrei messo il motivo per cui il desiderio del sindaco è forse un'utopia. Mentre rendevamo omaggio al cimitero, nell'atmosfera di silenzio pesante che immaginate, abbiamo cominciato a sentire i clacson di molte macchine che si avvicinavano... Da italiani perennemente ottimisti, abbiamo pensato che fosse un corteo matrimoniale e quindi un piccolo motivo di gioia per la città. In realtà era un corteo di macchine serbe. Tutti i giorni (TUTTI I GIORNI!!!), comuni cittadini serbi si riuniscono per andare a festeggiare la loro "vittoria", strombazzando con le auto davanti ad un posto come Potocari e inneggiando alla loro nazione sventolando le bandiere della Serbia, paese intenzionato ad entrare nella Comunità Europea... Vi lascio con una domanda: può con convinzione il sindaco o chi per lui pensare al ritorno alla normalità in una situazione del genere?



AGGIORNAMENTO DEL 13/05/2008

Il mio progetto per la Cooperazione in Bosnia e nella zona di Srebrenica è in fase di studio al Ministero degli Affari Esteri. Incrociamo le dita e speriamo di poter aiutare il nostro amico sindaco...




AGGIORNAMENTO DEL 14/08/2008

Il Ministero degli Affari Esteri mi ha comunicato che ha accettato il mio progetto su Srebrenica, progetto che partirà l'Ottobre prossimo. Costo: 420000 euro... Evviva!!!!

FONTE: ciao.it (opinione scritta da geolele)






Visita le ceramiche di marta

martedì 7 aprile 2009

Amore, borsa, gioco, gatti e Bacco in copertina
















Un amico mi ha chiesto di votare una sua copertina virtuale che aveva pubblicato su un sito.





Mi è piaciuta l'idea e ne ho pubblicata qualcuna anch'io. Queste sono le foto, chi volesse votarla può clikkare sul link qui sotto

Terremoto in Abruzzo, solidarietà e aiuti





TUTTE LE RACCOLTE FONDI
Terremoto in Abruzzo, solidarietà e aiuti
di Monica Rubino e Tiziano Toniutti


Il Dipartimento della Protezione civile ribadisce l'appello a non improvvisarsi soccorritori e fornisce alcuni consigli utili per gestire l'emergenza.


La Caritas e la Croce Rossa hanno allestito fondi di solidarietà. Stop alle donazioni di sangue

OFFRI ALLOGGIO AI TERREMOTATI?
CONTATTA LA PROTEZIONE CIVILE A QUESTO NUMERO VERDE 800860146 OPPURE SCRIVI A QUESTA EMAIL

Dopo la scossa di terremoto avvertita intorno alle 3 e mezza di questa notte in Abruzzo e nel Lazio, le colonne mobili della Protezione civile di Lazio, Umbria, Toscana, Campania sono partite immediatamente per i soccorsi, seguite da quelle delle altre regioni. La procedura di emergenza prosegue con l’allerta nazionale dei vigili del fuoco.


Ecco una serie di indicazioni utili per esprimere solidarietà e dare un aiuto concreto alle popolazioni colpite dal sisma:


Conti correnti e donazioni


Il quotidiano "il Centro" di concerto con il gruppo editoriale Finegil-Repubblica-L'Espresso e con le Casse di risparmio dell'Aquila -Carispaq, di Pescara - Caripe e di Teramo - Tercaslancia una sottoscrizione popolare per aiutare le famiglieaquilane sconvolte dal sisma.

Chiunque volesse contribuire con una somma in denaro può farlo utilizzandoi numeri di conto corrente sotto elencati:


Banca CARISPAQ SPA

"Vittime terremoto L'Aquila"

Codice Iban: IT 53 Z 06040 15400 000 000 155 762


Banca CARIPE SPA

"Raccolta fondi pro terremotati d'Abruzzo"

Codice Iban: IT 19 B 06245 15410 000 000 000 468

presso Banca Caripe Spa Sede Pescara

Corso Vittorio Emanuele 102/104 - Pescara.


Banca TERCAS SPA

"Raccolta fondi pro terremotati d'Abruzzo"

Codice Iban: IT 48 L 06060 15300 CC 090 005 35 65

presso Banca Tercas Spa

Sede Teramocorso San Giorgio 36 - Teramo.


La Caritas diocesana Italiana ha istituito un fondo di solidarietà promuovendo una colletta per aiutare la popolazione abruzzese.

Per sostenere gli interventi in corso (causale “TERREMOTO ABRUZZO”) si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite C/C POSTALE N. 347013 o tramite UNICREDIT BANCA DI ROMA S.P.A. IBAN IT38 K03002 05206 000401120727
Offerte sono possibili anche tramite altri canali:

Intesa Sanpaolo, via Aurelia 796, Roma - Iban: IT19 W030 6905 0921 0000 0000 012 Allianz Bank, via San Claudio 82, Roma - Iban: IT26 F035 8903 2003 0157 0306 097

Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma - Iban: IT29 U050 1803 2000 0000 0011 113 CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio)


C'è anche il fondo della Caritas diocesana di Roma.

È possibile contribuire alla colletta di solidarietà con:

Versamenti c/c postale - numero di conto corrente postale 82881004 (IBAN: IT77K0760103200000082881004) intestato a Caritas diocesana di Roma, specificando nella causale «Terremoto Abruzzo»; Bonifico bancario - IBAN: IT13R0306905032000009188568, specificando nella causale "Terremoto Abruzzo".


Anche la Caritas Ambrosiana, che fa capo alla Diocesi di Milano, ha avviato una raccolta fondi aprendo un conto corrente. E' possibile sin d'ora esprimere concreta solidarietà partecipando alla "raccolta fondi - causale Terremoto Abruzzo 2009 - donazione diretta presso l'Ufficio raccolta fondi di Caritas Ambrosiana, via San Bernardino 4, Milano (orari: dal lunedì al giovedì dalle ore 9.30 alle ore 12.30 e dalle ore 14.30 alle ore 17.30 e il venerdì dalle ore 9.30 alle ore 12.30)- conto corrente postale n. 13576228 intestato a caritas ambrosiana onlus - conto corrente bancario n. 578 - cin p, abi 03512, cab 01602 presso l'agenzia 1 di milano del credito artigiano e intestato a caritas ambrosiana onlus iban: it16p0351201602000000000578. Oppure donazione telefonica tramite carte di credito chiamando il numero 02.76.037.324 in orari di ufficio.


La Croce Rossa Italiana ha lanciato un appello di emergenza a livello internazionale, chiedendo a tutta la popolazione di "partecipare ad un grande sforzo di solidarietà per alleviare la sofferenza di tutte le vittime del terremoto" . Per effettuare donazioni alla Croce Rossa Italiana si possono utilizzare: il Conto corrente bancario C/C n. 218020 presso Banca Nazionale del Lavoro-Filiale di Roma Bissolati - Tesoreria - via San Nicola da Tolentino 67 - Roma, intestato a Croce Rossa Italiana via Toscana 12 - 00187 Roma, codice Iban IT66 - C010 0503 3820 0000 0218020, causale pro terremoto Abruzzo; il Conto corrente postale n. 300004 intestato a Croce Rossa Italiana via Toscana 12 - 00187 Roma, codice Iban IT24 - X076 0103 2000 0000 0300 004, causale pro terremoto Abruzzo. E' anche possibile effettuare dei versamenti online, attraverso il sito web della Cri.


Aiuti e raccolte


La Croce Rossa ha aperto la sala operativa nazionale di Legnano e i Centri interventi d'emergenza (Cie) di Verona, Roma, Potenza e Palermo per la raccolta di generi di prima necessità (coperte, vestiti, pannolini, latte in polvere, casse d'acqua) da spedire nelle zone terremotate. La Cri ha annunciato di avere già inviato nelle zona del disastro 10 mila coperte per fare fronte alle primissime esigenze delle persone rimaste senza abitazione.


L'associazione ambientalista "Fare ambiente" sta coordinando la raccolta di materiali di prima necessità presso la propria sede di Roma, in Via Nazionale, 243, tel. 06 48029924.


Rifondazione Comunista sta organizzando iniziative di solidarietà con le popolazioni colpite dal terremoto.

La Federazione Prc di Pescara (via F. Tedesco, 8) funzionerà come centro di raccolta materiali e di accoglienza per gli evacuati. Singoli o strutture che abbiano la possibilità di accogliere gli sfollati possono chiamare il numero 085.66788.

Inoltre, chiunque volesse partecipare all'organizzazione dei soccorsi può chiamare: Federazione Prc Pescara: 085.66788 (accoglienza evacuati); Richi: 339.3255805 (generi di prima necessità come acqua, pasta, latte UHT, biscotti); Marco Fars: 334.6976120; Francesco Piobbichi: 334.6883166. Oppure si può spedire una mail al seguente indirizzo: piobbico@hotmail.com


Su Facebook si moltiplicano i gruppi che organizzano iniziative di solidarietà per le vittime della tragedia e i paesi coinvolti nel disastro.

Anche Legacoop Nazionale e Legacoop Abruzzo si sono attivate distribuire generi di prima necessità, e in particolare acqua e latte, in coordinamento con la Croce Rossa. Ulteriori e più articolate iniziative di solidarietà e di sostegno alla popolazione dei centri colpiti dal sisma saranno definite nelle prossime ore, per rispondere alle esigenze che si manifesteranno ed in linea con le indicazioni che verranno fornite dalla protezione civile.


Numeri utili

La Protezione civile Abruzzo ha messo a disposizione un numero verde attivo 24 ore su 24 per richiedere informazioni: 800860146.

Resta attivo 24 ore su 24 anche il numero della Protezione civile Abruzzo: 80.35.55.

Per segnalazioni di offerte di alloggio alle persone terremotate potete scrivere un'email alla Protezione civile.


Donazione di sangue

Il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi chiede che vengano sospese le donazioni di sangue. "Abbiamo sangue a sufficienza e ringraziamo tutti coloro che lo hanno donato", ha precisato Chiodi, "i centri trasfusionali regionali non sono più in grado di accogliere altre donazioni". Al momento - precisa l'Avis di Bologna - "le unità di sangue richieste dalle zone sismiche sono state già inviate". Appelli per la donazione di sangue erano stati lanciati nelle prime ore di questa mattina sia dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che dal presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo.


Soccorsi

Da tutto il Lazio circa 40 squadre con più 200 volontari hanno raggiunto le zone di ammassamento in Abruzzo e sono a disposizione della Protezione civile nazionale per le operazioni di soccorso. Altrettante sono state allertate e sono pronte a operare. La Protezione civile regionale ha messo a disposizione dei soccorsi tre elicotteri regionali normalmente utilizzati per la lotta agli incendi, mentre i volontari della Protezione civile del Lazio hanno già portato in Abruzzo centinaia di tende per ospitare persone, 3 cucine da campo, mezzi per il movimento terra come ruspe, bobcat ed escavatori, oltre a torri faro per garantire con le fotoelettriche i soccorsi anche dopo il tramonto. Intervenute anche squadre di volontari con unità cinofile. La Protezione civile ribadisce l'appello a non improvvisarsi soccorritori: "Le operazioni di soccorso vanno effettuate da coloro che sono in grado di farlo. Ci sono centinaia di uomini sia delle componenti istituzionali che volontari della Protezione civile ma comunque si tratta di professionisti".


I capi scout dell'Agesci (Associazione guide e scout italiani) sono stati autorizzati dalla Protezione civile a partecipare alle operazioni di soccorso. L'organizzazione degli scout sta preparando, come sempre in casi di emergenza, in tutte le regioni le schede di partecipazione per i capi scout che vorranno prendere parte alle operazioni. La Croce Rossa è già arrivata nella Regione con attrezzature sanitarie, tra cui un Posto medico avanzato e le unità cinofile e gli ospedali romani sono stati tempestivamente posti in stato di allerta per l’eventuale accoglienza di feriti gravi provenienti dalle zone colpite dal sisma. Croce Rossa Italiana sta organizzando anche una raccolta a livello nazionale per far confluire tutto il necessario nell’area colpita dal terremoto.


I consigli

Il Dipartimento della Protezione Civile raccomanda di: - non mettersi in viaggio verso i luoghi colpiti dal terremoto; - limitare al massimo l'uso del telefono, per agevolare tutte le operazioni di soccorso e lasciare libere le linee agli operatori, evitando sovraccarichi di rete.


Cosa fare in caso di terremoto:

- Cercate riparo all'interno di un vano di una porta inserita sotto un muro portante o sotto una trave: se rimanete al centro della stanza, infatti, potreste essere feriti dalla caduta di vetri, intonaco o altro materiale.

- Non precipitatevi per le scale: dopo una scossa sismica sono la parte più debole di un edificio. Per lo stesso motivo non usate l’ascensore che potrebbe bloccarsi.

- Alla fine della scossa ricordatevi, prima di uscire di casa, di chiudere gli interruttori generali del gas e della corrente elettrica per evitare di innescare incendi e deflagrazioni.

- Da ultimo vi ricordiamo di non bloccare le strade con le auto: lasciatele libere per i mezzi di soccorso.


TERREMOTO, IL VADEMECUM. COSA FARE: PRIMA DURANTE DOPO

(aggiornato il 6 aprile alle 20.00)
(6 Aprile 2009)


mercoledì 1 aprile 2009

Una storia di cani randagi
















Settembre 2005, sono in ferie in Sicilia con una coppia di amici.










Gli uomini sono andati in paese, io e la mia amica stiamo andando a piedi alla spiaggia portandoci spiaggine e ombrellone quando d'improvviso ci accorgiamo che due cani neri ci stanno seguendo, uno è abbastanza grande e l'altro un pò più basso e tozzo.





Siamo preoccupate perchè in giro non c'è nessuno e io dico alla mia amica "Stiamo attente, se si avvicinano troppo proviamo a spaventarli con il bastone dell'ombrellone"
Arriviamo alla spiaggia sempre con i cani dietro ma si tengono a distanza e ci tranquilizziamo. Sistemato l'ombrellone, le stuoie e le spiaggine andiamo a farci il bagno.





Quando torniamo a riva..... sorpresa....... i cani si sono accomodati sotto all'ombrellone!
Ci accorgiamo che non sono per niente pericolosi, anzi per niente pericolose perchè vediamo che sono due femmine.
Parlando con i vicini veniemo a sapere che sono due randagi che il proprietario di una villa della zona ha lasciate entrare nel suo cortile sperando che possano fare la guardia, però quando al mattino lui apre il cancello per andare al lavoro loro scappano.
Un giorno dopo l'altro diventano sempre più "nostre", le rifocilliamo con scatolette giganti di cibo per cani, ci rassegnamo anche a dividere con loro l'ombra del nostro ombrellone e dobbiamo anche pulire quando sporcano sulla strada davanti a casa nostra.
Quella più grande diventa talmente appiccicosa che non posso neppure più fare il bagno tranquilla perchè se mi vede al largo deve raggiungermi per "salvarmi".
Quando andiamo in paese in macchina fanno scene strazianti, ci rincorrono a grande velocità e se qualcuno ha visto quelle scene avrà pensato che le stavamo abbandonando.




Al mattino appena alzati andiamo sulterrazzo per guardare in strada se le vediamo, non hanno nessun nome e le chiamiamo affettuosamente "le ragazze".
E' stato duro separarcene quando è finita la nostra settimana di ferie, però eravamo convinti che le avremmo ritrovate la volta successiva nel cortile del vicino.




Purtroppo non è andata così, abbiamo saputo che sono sparite dopo poco tempo ed ho sperato che qualcuno se le fosse portate a casa ma so benissimo che nella realtà il lieto fine nelle storie di animali randagi è molto raro.




....e se anche loro adesso facessero parte di un "branco"?




martedì 17 marzo 2009

Petizione per fermare l'uccisione dei cani di Scicli - Aggiungi la tua firma
















Ho ricevuto una mail nella quale si parla dei cani "assassini" di Scicli.




Questo è il testo:








Erano prigionieri dell'orrore di un lager, quei cani che ora la gente chiama assassini e che vuole vedere sterminati.In mezzo ai rifiuti, alle proprie feci e ai cadaveri dei compagni dei quali erano costretti a nutrirsi, alcuni hanno scelto la libertà.




Sono fuggiti lontano dall'uomo che avrebbe dovuto prendersi cura di loro, spaventati e furiosi. E hanno ucciso, sì.




Hanno ucciso un bambino, innocente come loro.




Ma in quella creatura, probabilmente, hanno visto soltanto uno dei tanti esseri umani dai quali avevano imparato a guardarsi, un nemico.




Dall'uomo non hanno mai avuto niente, se non dolore. Messi al mondo senza averlo chiesto, e poi abbandonati, picchiati, perseguitati. Uccisi.




Ancora una volta io mi chiedo: chi è la bestia?




Troppo comodo sarebbe utilizzare i cani di Scicli come capro espiatorio di una situazione di degrado cui le istituzioni competenti non hanno saputo provvedere, per interessi economici latenti o per semplice menefreghismo.




In Sicilia come in tutto il resto d'Italia.




Casi come questi purtroppo non sono isolati, e il sistema per risolvere il problema non è certo il massacro.




Vi chiedo, per favore ed in coscienza, di firmare questa petizione, perchè anche questi cani sono delle vittime.




Grazie a quanti vorranno farlo e condivideranno questo appello.








Chi vuole firmare deve andare su questo sito: http://www.firmiamo.it/nonuccidiamoli








giovedì 12 marzo 2009

Pace nel mondo e gelati per tutti








Stamattina ho letto quest'articolo su repubblica.it


Lo trascrivo perchè l'innocenza di queste letterine è veramente toccante, riesce a farsi strada anche tra tutte le terribili notizie che oggi sono in prima pagina.



Una Ong ha raccolto 826 lettere scritte da piccoli americani al nuovo presidente degli Stati Uniti. Il risultato è un libro


dal corrispondente di Repubblica.it MARIO CALABRESI


NEW YORK -



"Caro Presidente Obama dovresti decidere che il weekend dura tre giorni, fare gli affitti che costano meno soldi e dare alla gente animali gratis". La lista dei desideri è stata spedita alla casa Bianca da Emily Morales, 9 anni, che abita a San Francisco. La sua è una delle 40mila lettere che arrivano ogni giorno al nuovo presidente degli Stati Uniti, ma ora fa parte di un libro che raccoglie bigliettini e disegni di bambini tra i 6 e i 14 anni che partecipano ai doposcuola gratuiti fondati dallo scrittore Dave Eggers in diverse città americane, da San Francisco a Chicago, da Seattle a New York. I bambini sono stati una presenza costante della campagna elettorale di Obama, erano all'inaugurazione a Washington, ai comizi, erano con i genitori a fare il porta a porta in Pennsylvanya o in Indiana e ricordano la festa del 4 novembre: "Tutti nel mio quartiere - racconta Teresa di San Francisco - si sono messi a suonare i clascson delle macchine, a gridare e a mandare sms sul fatto che eri stato eletto presidente".




I genitori li portavano con loro, sia che fossero neonati sia che frequentassero già le scuole medie, per raccontargli un giorno che avevano partecipato a qualcosa di storico, oppure semplicemente perché non avevano trovato una baby sitter o una nonna che li tenesse.


Candidato e poi presidente non tradizionale, giovane, capace di usare internet, i video e molta musica, Obama parla e si muove in un modo che per i ragazzini è familiare, più simile a un rapper che ad un politico, e questo spiega la ragione del suo successo tra i più giovani e la moltiplicazione di libri per bambini che parlano di lui. Ma non va dimenticato il fatto, come dimostrano le lettere, che ha due figlie piccole e che ha promesso di regalare loro un cane. Nei fogli di quaderno scritti a mano dai bambini si ritrovano naturalmente i desideri e le speranze dei genitori, come dimostrano i temi di cui si parla di più: l'ambiente, la guerra, il razzismo e la disoccupazione. Ma fortunatamente vengono fuori anche i temi più legati all'infanzia: dai compiti a casa - "Fai una legge - suggerisce Mireya, 8 anni - che dice che i bambini devono fare solo una pagina di compiti alla settimana" - ai giocattoli, dagli animali ai suggerimenti su come comportarsi con il fantasma di Abramo Lincoln alla Casa Bianca.




Caro signor Obama puoi regalarmi i soldi per comprarmi un Nintendo Ds?", chiede candidamente Giuseppe Pacheco che ha 7 anni, mentre Amir Abdelhadi, di 6 anni ha dettato alla sua maestra a Chicago questo biglietto di desideri: "Se fossi il presidente avrei delle persone che mi aiutano con i compiti, riempirei la Casa Bianca di cioccolato e ragù (ma non insieme) e regalerei zucchero filato e cibo alla gente per cena". Il dodicenne Weslie Jackson per superare la crisi propone di fotocopiare le banconote da 20, 50 e 100 dollari e non è da escludere che il ministro del Tesoro Geithner non prenda ispirazione. Molte lettere sono personali e commoventi, soprattutto quelle dei figli degli immigrati: "Vorrei che mi aiutassi - scrive Alanis Gordillo di 10 anni - a far venire il resto della nostra famiglia da El Salvador, poi potresti dargli un lavoro e farli diventare cittadini americani". Jennifer Munoz aggiunge: "Aiuta gli immigrati che non commettono crimini perché non è colpa loro se sono immigrati".




Chissà se qualcuno di loro avrà ricevuto un biglietto autografo dal presidente: ogni mattina Obama trova sulla scrivania dello Studio Ovale una selezione della sua posta, circa dieci lettere delle oltre 40mila, e cerca di rispondere personalmente e di suo pugno almeno a queste. "Mi raccomando non deludere gli Stati Uniti", gli suggerisce Alex Morones, 10 anni, di Los Angeles, che però si dimostra molto più comprensivo di intellettuali, commentatori e liberal: "Ti è già venuta qualche buona idea? Ancora niente? Ok. Va bene lo stesso".










(12 marzo 2009)