Ciao, mi chiamo Marta. Per hobby dipingo la ceramica e decoro oggetti con la tecnica del decoupage. Nel mio blog si parla quindi di ceramica e di decoupage ma anche di libri, cinema, musica e.....di molto altro
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venerdì 27 gennaio 2012

Uno psicologo nei Lager....un libro per il giorno della Memoria









"Esperienze di uno psicologo in un campo di concentramento", vissute dall'autore Viktor Emil Franki ovvero: il Lager "visto dall'interno" da chi ne ha un'esperienza diretta.
L'autore premette che non parlerà delle sofferenze e della morte di grandi eroi e martiri, ma piuttosto delle "piccole" vittime e della "piccola" morte di una grande massa.

L'autore prepara alla lettura spiegando che chi guarda dal di fuori, chi non ha vissuto diretamente l'esperienza del campo di concentramento, spesso si raffigura la vita del Lager sotto una luce sentimentale, senza neppure sospettare la dura lotta reciproca per l'esistenza, che nei campi minori coinvolgeva tutti i prigionieri comuni.
In questa lotta per il pane quotidiano, per mantenere o per salvare la vita, tutti i mezzi erano leciti, anche, purtroppo, i più radicali. Si lottava senza pietà per i propri interessi.
Egli scrive. "Tutti noi, sopravvissuti per cento, mille casi fortuiti, o miracoli divini- non importa come li si chiami- lo sappiamo bene e possiamo dirlo tranquillamente: i migliori non sono ritornati"

Intende descrivere ciò che ha provato nel Lager in veste di psicologo, ma lui nel campo non era in veste di psicologo, era semplicemente un internato comune, un numero come tanti: 119.104
Distingue tre fasi nelle reazioni spirituali dei prigionieri: la fase dell'accettazione nel campo di concentramento, la fase della vita vera e propria nel Lager, la fase successiva alla liberazione dal campo.

La prima fase inizia con il viaggio: 1500 persone viaggiano da alcuni giorni, nei vagoni 80 persone giacciono sui loro bagagli, sono convinti di essere destinati ad una fabbrica di armi e munizioni, nella quale sarebbero stati costretti a lavorare. Quando il treno rallenta ed inizia a fare manovra dalla piccola folla si alza un grido: "Qui c'è un cartello: Auschwitz!"
"Ognuno di noi sente il cuore fermarsi. Auschwitz era un concetto, l'incarnazione di idee confuse- e per questo ancora più terribili- di camere a gas, crematori e assassinii di massa. Il treno si muove lentamente, quasi esitando, come se volesse porre gradualmente, con delicatezza, la merce umana che trasporta di fronte alla verità: Aushwitz.
Ora si vede meglio: nella luce dell'alba affiorano per chilometri e chilometri, a destra e a sinistra delle rotaie, i contorni di un campo mostruosamente grande. Doppi e tripli recinti di filo spinato si estendono senza fine; torri di controllo, riflettori .........."
Ho riportato alcuni brani del libro perchè penso che solo le parole dell'autore possono rendere, con la loro cruda semplicità, l'idea dello "choc dell'accettazione"

Questo libro l'ho avuto in regalo da mia sorella, lei l'aveva appena letto, avrebbe potuto lasciarmi il suo invece ha preferito tenerselo e comprarne un'altra copia per me. E' evidente che dava al libro un'importanza particolare,
Dopo averlo letto ho compreso che aveva ragione: anch'io lo considero un libro da tenere per poterlo rileggere.




Ho letto molti libri sull'Olocausto, questo però è molto diverso dagli altri, Forse dipende dal fatto che le situazioni, seppure terribili, sono viste attraverso gli occhi di uno studioso che non si limita a rappresentarle ma ce le fa entrare nell'anima, ci rende psicologicamente partecipi.
E'una lettura dolorosa ma necessaria per capire, per rendersi conto di ciò che hanno realmente sofferto le vittime e i superstiti dell'Olocausto, PER NON DIMENTICARE

L'autore:
Viktor E. Franki, psicologo, psichiatra, filosofo e sopravvissuto dei campi di concentramento. L'ex prigioniero n. 119104, è stato il padre della logoterapia, conosciuta anche come analisi esistenziale, è un approccio psicoterapeutico che si pone, come obiettivo primario, la riscoperta del significato (logos) dell'esistenza dell'essere umano.
Una sua citazione "L'uomo è capace di cambiare il mondo in meglio, se possibile, e cambiare in meglio se stesso, se necessario"

27 gennaio 2012 giornata della Memoria della Shoah

un saluto da Marta
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domenica 6 novembre 2011

Un sari rosa per combattere ingiustizie e corruzione







"Con il sari rosa" è un libro che dovrebbero leggere tutti.
Lo dovrebbero leggere quelli che sono convinti che tutto ciò che non è giusto può essere cambiato anche se fa parte delle tradizioni millenarie di un popolo.
Lo dovrebbero leggere quelli che sono pessimisti, scettici o rassegnati perché questo libro è la dimostrazione che unendo le forze tutto diventa possibile
Sampat Pal narra della sua vita, una vita non diversa da quella delle altre donne indiane ma che lei è riuscita a cambiare con il coraggio di dire "no" alle ingiustizie.
E' facile ignorare la protesta di una donna sola ed è per questo che Sampat Pal ha dato vita alla Gulabi gang ( Pink gang ), una banda di donne che si identificano indossando un sari rosa.
Lei scrive: " La mia vita non è stata niente di eccezionale, né posso dire di aver sofferto più di altre donne....."

La sua storia inizia in uno sperduto villaggio tra i campi in uno stato dell' India settentrionale prevalentemente agricolo. I genitori sono analfabeti.
Un giorno vede passare dei bambini della sua età, puliti e ordinati, che attraversano il campo nel quale lei sta giocando nel fango e viene a sapere che stanno andando a scuola. Lei non sa esattamente cosa sia la scuola ma una mattina decide di seguirli. Inizialmente assiste alle lezioni rimanendo fuori dall'aula che è una tettoia aperta ma viene scoperta dai familiari. Per intercessione dello zio, l'unico della famiglia con un'istruzione, le concedono di studiare e viene iscritta regolarmente alla scuola
Entra in un mondo nuovo ma per lei la felicità dura solo due anni, fino a quando la famiglia si trasferisce in un piccolo villaggio sperduto dove non ci sono scuole raggiungibili . Deve rinunciare a studiare.

A dodici anni viene data in sposa, il marito ha dieci anni più di lei.
Secondo l'usanza indiana, gli sposi dovrebbero vivere separati fino a quando la ragazza non avrà quindici anni ma, su insistenza del marito, dopo due anni le viene chiesto se si sente pronta ad andare a vivere con lui.
Lei, che non conosce nulla del sesso e non ha neppure avuto il primo ciclo, risponde di sì perché le piace l'idea di trasferirsi in una nuova famiglia ed è piena di aspettative per la sua nuova vita.

Il suo corpo di bambina però non è pronto ....Scrive " Quando mi penetrò provai un dolore folgorante, che mi fece l'effetto di una punizione corporale. Spalancai le labbra, ma non ne uscì nemmeno un suono...."
Sampat, pur non serbando rancore verso il marito, non ha mai dimenticato la sofferenza di quella prima notte e scrive "Se non l'avessi subita non sarei mai riuscita ad essere così in sintonia con le tante donne per cui oggi mi batto"

Leggendo questo libro ho imparato molte cose, ad esempio che la legge indiana ha abolito le caste ma che le stesse nella realtà continuano ad esistere.
Sampat appartiene alla casta dei gadaria, i mandriani, che è una delle più bsse.
Deve sottomettersi a chiunque appartenga ad una casta superiore oltre a doversi sottomettere, come donna, al marito e alla suocera.
Lei però non sopporta le ingiustizie e non può fare a meno di reagire, sia quando le ingiustizie la riguardano personalmente, sia quando riguardano persone deboli come donne e bambini.
Reagisce nei confronti di un bramino che sfruttava le donne del villaggio e viene allontanata dalla famiglia con il marito e la figlia che è nata nel frattempo.

Per Sampat questo è l'inizio di una nuova vita, organizza corsi di cucito per le ragazze del paese ed insegna loro quello che ha imparato nei due anni di scuola.
Un giorno entra casualmente in contatto con un'organizzazione non governativa che si occupa dei diritti delle donne, Sampat si rende conto che con l'unione si potrà tentare di porre fine ai soprusi ed inizia un percorso che arriva fino ad oggi.

Sampat Pal ha deciso di scrivere questo libro perché è consapevole che prima di essere riconosciuto nel suo paese il suo lavoro deve superare il giudizio dell'opinione pubblica internazionale

"Mi hanno detto che a Parigi c'è una replica della statua della Libertà. Se un giorno avrò la fortuna di vederla mi inginocchierò ai suoi piedi e pregherò per la liberazione di tutte le donne dell'India, tenute prigioniere da catene invisibili, ma più forti del titanio"

Sampat Pal è stata ospite alla fiera del libro di Torino nel 2010. La scrittrice ha tenuto a precisare che la sua gang non è affatto contro gli uomini, ma contro la società sempre più corrotta, sostenendo che sia importante lottare tutti insieme, verso un ideale comune: infatti alcuni uomini fanno parte del suo movimento

E' un libro che consiglio e spero tanto che qualcuno segua il mio suggerimento di lettura.

un saluto da Marta


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venerdì 12 novembre 2010

Nella magia del Mar Rosso una storia vera che sembra una favola





"Il ragazzo e il delfino" è un libro edito da Sanzogno, 222 pagine che si possono leggere con la leggerezza d'animo che hanno i bambini quando ascoltano una fiaba.

Questo libro l'ho acquistato parecchi anni fa ma allora avevo solo sfogliato la parte centrale nella quale ci sono le foto di Oline, di Abid'allah e della spiaggia di Nuweiba-Mezaina,
Mi succede spesso di acquistare un libro e poi metterlo da parte fino a quando, come per un richiamo, mi ricapita tra le mani e capisco che devo leggerlo.

"Il ragazzo e il delfino" è una storia vera, la storia di un'amicizia di quelle che cambiano il corso della vita.
I protagonisti della storia sono Abid'allah, un ragazzo beduino e Oline, un delfino femmina, ma un'altra protagonista è Pascale Noa Bercovitch che con una sensibilità ed una tenerezza infinite ha deciso di narrarla.


Anch'io mi sento di farne parte, per il solo fatto di avere conosciuto Abid'allah, di avere conservata nel cuore la sensazione meravigliosa che ho provato quando le mie dita hanno sfiorato Oline e quando ho nuotato fianco a fianco con lei e con il suo piccolo, momenti magici che non scorderò mai.
Pascale è una giornalista israeliana che vive tra la Francia e Israele. Venuta a conoscenza della storia del ragazzo beduino che vive insieme ad un delfino nella penisola del Sinai, in Egitto, decide di andarlo a conoscere.

Abid'allah appartiene ad una tribù beduina che ha fondato il villaggio di Mezaina sulle rive del Mar Rosso nel quale vivono per un periodo dell'anno dedicandosi alla pesca ed alla coltivazione delle palme da dattero.
E' un bambino appassionato di storie di sirene, un bambino come gli altri fino a quando la caduta da una palma gli causa una lesione in seguito alla quale diventa sordo e smette di comunicare.
Diventa un bambino isolato nel suo mondo e solo il mare riesce a rassicurarlo, diventa così un bravissimo nuotatore ed un abilissimo pescatore.
Un giorno mentre è in barca gli si avvicina un delfino solitario. Si tratta di una femmina e Abid'allah la chiama Oline. Tra i due nasce un rapporto speciale, fatto di giochi e di tenerezze. Per comunicare con lei il ragazzo inizia ad emetter dei suoni gutturali e, reso più forte dalla nuova amicizia, lentamente diventa più socievole anche verso i suoi simili, non vive più isolato e miracolosamente ritrova l'uso della parola.

La storia esce dai limiti del villaggio, giunge oltre confine e cominciano ad arrivare a Mezaina giornalisti, studiosi e con loro i primi turisti.
La vita nel villaggio cambia radicalmente.
Il libro inizia con l'arrivo della giornalista franco israeliana nel Sinai, in questa terra diversa dal resto del mondo, la terra delle meraviglie ed è così che la descrive:
"E' la prima volta che mi fermo a Nueba Mezaina. Qui il deserto scende dolcemente verso il mare, vi si tuffa con soavità. I suoi monti cadono cpme un cammello che si inginocchia e si distendono mollemente sulla spiaggia per poi gettersi tra le onde"

Dalle parole dell'autrice si ha la visione di un quadro dipinto con l'amore e la sensibilità che sono il filo conduttore della storia.
Un altro filo conduttore è la semplicità. Nel villaggio di Nueba-Mezaina tutto sembra semplice e naturale, anche il fatto che un bambino su sette nasca sordomuto non sembra creare dei problemi, tutti imparano fin da piccoli il linguaggio dei gesti.
L'autrice è su una sedia a rotelle essendo completamente senza gambe a causa di un incidente, ma neppure ciò crea problemi. La carrozzella non può andare in spiaggia e per permetterle di nuotare con Oline i beduini dispongono dei cuscini a scacchiera fino alla riva.

Nel libro si parla dell'incidente accaduto al ragazzo, dell'israeliano che ha fatto in modo che potesse essere curato in Israele e che ha voluto che la sua famiglia potesse sdebitarsi. Come ricompensa ha chiesto che venisse esaudito il desiderio dei suoi bambini: partecipare alla transumanza nel deserto con i cammelli insieme ai beduini.
A volte basta così poco per unire l'Occidente con l'Oriente, può essere sufficiente attraversare insieme il deserto a dorso di cammello.

Si parla dei delfini e del loro mondo, del loro modo di amarsi non soltanto per riprodursi ma per il piacere di stare insieme.
Leggendolo ho imparato ad esempio che i delfini hanno il cervello diviso in due parti come noi. Se si addormentano completamente smettono di respirare, affondano e muoiono. Così addormentano prima una parte del cervello e poi l'altra continuando così a nuotare tutta la notte.
La parte più sviluppata del loro cervello è quella dove si trovano i sentimenti, la creatività, l'amore.
E' così anche nell'uomo? su questo ho dei seri dubbi.

La storia è intrecciata tra la vita in acqua con Oline e sulla riva con i beduini.
A un certo punto del racconto Oline scompare per ritornare con una sorpresa: un piccolo che Abid'allah chiama Jimmy.
E' tenerissimo il racconto del suo approccio con il piccolo e della gelosia di Jimmy nei suoi confronti. Questa gelosia però scompare quando il piccolo rimane impigliato in una rete sul fondo del mare e il ragazzo riesce con la forza della disperazione a liberarlo. da quel momento il rapporto cambia e Abid'allah diventa per lui come un papà..

Jimmy era nato alla fine del 1996 e muore nell'estate dell'anno successivo, non se ne conosce il motivo, probabilmente a causa del latte materno avvelenato dalla puntura di una enorme razza che aveva ferito Oline mentre cercava di difendere il suo piccolo.

E' una tragedia per Oline e per tutto il villaggio ma col tempo lentamente il corso della vita riprende e il rapporto tra Abid'allah e Oline si intreccia con nuove storie.
Una di queste storie riguarda Heidi, una bambina svizzera con dei gravi problemi. Sembra che di ciò che la circonda riesca a captare solo i dispiaceri, non guarda mai negli occhi, nemmeno la mamma ed esprime i suoi sentimenti piangendo.
E' Oline che compie il miracolo e la risveglia dal suo torpore.
La bambina che non ha mai mostrato il minimo affetto per nessuno, che smbrava non interessarsi a niente, accarezza Oline. Inizia anche a camminare spinta dal desiderio di raggiungere la delfina.
Questo è uno dei tanti "miracoli" di Oline.

Io non ho conosciuto Jimmy ma ho conosciuto il secondo cucciolo di Oline, nato il 18 gennaio del 1999, nel giorno in cui iniziava la festa del Ramadan ed è proprio Ramadan il nome che gli viene dato da Abid'allah.

Purtroppo devo dire che non è più possibile incontrare Oline e Ramadan sulla spiaggia di Nueba-Mezaina. Io ci sono stata l'ultima volta nel maggio del 2001, dopo l'11 settembre ho continuato ad andare a Sharm ma per motivi di sicurezza era sconsigliabile affrontare un viaggio in taxi di circa 400 chilometri tra andata e ritorno.
Ogni volta chiedevo notizie ma sembrava che nessuno ne avesse fino a quando ho saputo che Oline e Ramadan si sono allontanati definitivamente dalla baia e lo stesso ha fatto Abid'allah, voci dicono che si è trasferito in Germania ma non so se la notizia sia attendibile.

Sono sicura che, anche se lontani, continuano a sentirsi vicini perchè un'amicizia così straordinaria non può finire.

Questo libro è una lettura che consiglio a tutti quelli che sanno quanto possiamo imparare dagli animali ed a quelli che sono scettici sulla possibilità di instaurare con loro un vero rapporto di amicizia.



Nella foto in alto, che ho scattato a maggio del 2001: Oline e il piccolo Ramadan

un saluto da Marta


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giovedì 27 maggio 2010

libri liberi: se abiti a Roma e ami leggere.....approfittane!!!


Un dono vicendevole. Un'esperienza poco praticata. La possibilità di accedere a titoli selezionati, portandosi a casa un testo gratuitamente. Questo è Libri liberi.
Ogni giorno, dalle 11:00 in poi, presso la Facoltà di Ingegneria di Tor Vergata, Roma, aula numero 18, studenti ed esterni possono scambiarsi letteratura ed emozioni.
La facoltà di Ingegneria è facilmente raggiungibile dalla metropolinata Anagnina (capolinea - linea A), con piccolo trasbordo sull'autobus 20 Express che porta dritto dritto davanti alla porta d'ingresso.
In questo mese preparativo abbiamo radunato una buona quantità di libri (classici, saggi, narrativa, poesia, attualità). Aspettano solo voi! Non importa se siete iscritti a Roma2 o non appartenete ad alcuna facoltà.
Voi ci portate un libro, noi ve ne regaliamo un'altro. Meccanismo semplice, che permette risparmio e piacere.
E' attivo anche un servizio di "Libri-liberi a distanza": ovvero ci organizziamo per ricevere il vostro libro e farvi recapitare quello che avrete scelto dal nostro elenco, presto on line.


Fonte Sotto i fiori di lillà (sono autorizzata alla pubblicazione)


Ogni tanto navigando in internet ci si accorge che qualche idea nuova si può ancora trovare, se esiste il desiderio di scrollarsi di dosso la "voglia di non fare nulla"

Spero che leggendo questo post qualcuno decida di fare sua questa idea, questi scambi potrebbero avvenire nelle scuole, nelle circoscrizioni, nei circoli, nelle associazioni........

Io credo che si possa provare, voi che ne pensate?

Marta





lunedì 22 marzo 2010

Zubaida: il coraggio di sperare nell'impossibile


"La danzatrice bambina" libro di Anthony Flacco

Nel luglio del 2001 Zubaida ha nove anni e mezzo e vive in uno sperduto villaggio dell'Afghanistan.
La sua esistenza scorre al ritmo di una musica che sente dentro di lei ed al ritmo di quella musica lei danza.
Ha trovato nella musica e nella danza un rimedio per scacciare la noia e per creare una barriera contro la tristezza.
Sente che la sua vita di danza e di musica finirà presto perchè, secondo le leggi talebane, dal compimento del decimo anno di età non potrà più uscire da sola all'aperto, non potrà più giocare e non potrà più avere amici maschi, insomma non potrà più osare apertamente di essere felice.

E' una delle rare occasioni che le capitano di essere sola in casa, si sente meravigliosamente bene, canta, danza e decide di prepararsi un bagno. Ha solo nove anni, ha acceso la fiammella pilota dello scaldabagno tenendo in mano la latta del keerosene per riempire il serbatoio, continua a danzare ma in un passo complicato della danza inciampa, il kerosene finisce sulla fiammella dello scaldabagno........Zubaida diventa una torcia umana.

Tutto questo avviene nelle prime dieci pagine del libro, una storia vera, la storia dell'amore di un padre per la propria bambina, un amore che lo porta a fare cose inimmaginabili in un paese come l'Afghanistan nel quale il fondamentalismo dei talebani considera le donne all'ultimo posto nella scala sociale.
Era prassi comune che i genitori abbandonassero una figlia morente nel deserto oppure, se avevano un pò di pietà, che la finissero con un colpo di pistola. Ma il padre di Zubaida è diverso, lui ama la sua bambina anche se ormai è irriconoscibile.

Si indebita pur sapendo che non potrà mai restituire i soldi ricevuti in prestito e raggiunge i campi degli americani, trova il coraggio di oltrepassare la linea tra "loro" e "gli altri".
E' da un soldato americano che ha inizio l'avventura di Zubaida verso la salvezza, un soldato che vorrà rimanere anonimo.
Il soldato guardando la bambina vede nei suoi occhi un bagliore di vita e non se la sente di voltare le spalle a quel bagliore. Contravvenendo agli ordini e rischiando in prima persona decide di accompagnare la bambina ed il padre da un medico dell'esercito statunitense,
E' il primo dei tantissimi passi che saranno necessari per scrivere la parola "guarigione" e per rendere possibile una speranza di vita per Zubaida.
Affronta il viaggio negli Stati Uniti appoggiato e sovvenzionato da un'organizzazione umanitaria, viene ospitata per un periodo presso una famiglia ma, quando il carattere della bambina messo a dura prova dallo stress per le tante operazioni chirurgiche diventa troppo difficile da gestire, questa famiglia non se la sente più di ospitarla.
Zubaida dovrebbe ritornare in Afghanistan ed essere abbandonata al suo destino, la serie di operazioni di plastica alla quale deve essere sottoposta è appena agli inizi ed interromperla renderebbe vano tutto quanto è già stato fatto.
La sua salvezza è il chirurgo che la sta operando il quale, insieme alla moglie, decide di accoglierla nella sua casa e lì Zubaida rimarrà fno alla fine del percorso ospedaliero.

Peter e Rebecca Grossman sono i principali artefici della salvezza di Zubaida perchè al suo paese sarebe sicuramente morta.
In Afghanistan sotto il regime dei talebani alle donne veniva negata qualunque forma di assistenza sanitaria. Ai dottori era consentito visitare le donne solo in presenza di un uomo della famiglia e soltanto sopra ai vestiti. In ogni caso anche se avessero riscontrato la necessità di un intervento chirurgico nessun chirurgo maschio avrebbe potuto operare una donna ed alle donne non era consentito esercitare la professione di medico.
La mia opinione:
per me questo libro è stato una lettura molto interessante perchè mi ha dato la possibilità di conoscere attraverso una storia "di vita vissuta" la realtà drammatica di un paese che conoscevo solo attraverso le immagini drammatiche riportate dai telegiornali.
Attraverso le esperienze di Zubaida si comprende che troppo spesso ci si convince che "gli altri" siano un'entità distante e diversa da noi, invece "gli altri" sono in realtà il nostro prossimo, persone con le quali è possibile instaurare un rapporto. A volte è sufficiente guardarli con occhi diversi, lasciando da parte i preconcetti e si trova un punto di contatto.

Mi ha intenerito leggere le impressioni di Zubaida di fronte alle abitudini americane, ad esempio quando dice di non capire perchè, puravendo delle case grandissime e una cucina che sembra quella di un grande albergo si divertono di più a cucinare all'aperto in giardino. Anche Babbo Natale subito non le piace perchè lo vede come un personaggio religioso e al suo paese la religione non ha mai portato del bene alla sua famiglia, ma poi fa sua l'idea che Babbo Natale abbia dei poteri magici e spera che riesca a trasformare i suoi desideri in realtà.
Questa è la lettera che Zubaida gli scrive e che Rebecca trova poco prima di Natale:
"Caro Babbo Natale,
ti prego, fai che i miei sogni si avverino, che mia mamma stia meglio e che la mia famiglia stia bene e in pace. Per favore aiutami affinchè io guarisca presto e possa tornare nel m paese. Ti prego di chiedere a Dio di dare a Rebecca e Peter quattro bambini, due maschi e due femmine.
Un abbraccio, Zubaida"
Navigando in internet sono riuscita a trovare anche le immagini di Zubaida, di Peter e di Rebecca. Una di queste immagini è particolarmene drammatica, ma penso che sia necessario guardarla per rendersi conto del dolore che Zubaida ha dovuto affrontare e del coraggio che hanno avuto le persone che hano deciso di aiutarla e di sperare con lei.
Non conosco la lingua inglese e quindi non posso leggere i post nei quali si parla dell'incredibile miracolo che il dottor Grossman è riuscito a rendere possibile.
Nell'ultima parte del libro, prima dei ringraziamenti dell'autore Anthony Flacco, c'è una postfazione scritta da Peter e Rebecca Grossman, la tragedia di Zubaida vista attraverso i loro occhi.
Parlano dei periodi di crisi, dei momenti di gioia, della certezza che Zubaida aveva solo bisogno di sostegno e di aiuto e della loro convinzione che nella vita riuscirà a fare grandi cose.
La postfazione finisce con queste parole "ABBIAMO CAPITO CHE IL BENEFICIARO E' CHI FA IL REGALO"

Ho inserito questa opinione su "La danzatrice bambina" sul sito di opinioni Ciao.it
Marta

domenica 13 settembre 2009

Desbarassu di libri su PrezziShock.it




Desbarassu nella traduzione letteraria dal dialetto ligure significa "mettere fuori" ed in effetti è proprio quello che ho deciso di fare con un pò dei libri che ho in casa.


Ormai sono troppi e, seppure a malinquore, devo eliminarne un pò. Ho deciso di metterli in vendita a 1 euro l'uno, sperando che qualche acquirente decida di integrare l'acquisto con qualcuno degli altri oggetti che ho in vendita su PrezziShock (oggetti in ceramica dipinta a mano, oggetti decorati con la tecnica del decoupage pittorico e anche oggetti da collezione)


Questi sono alcuni dei libri che ho messo in vendita a 1 euro cadauno, nei prossimi giorni ne inserirò altri:


La via per Gandolfo di Robert Ludlum


Una spina nel cuore di Piero Chiara




Esco a fare due passi di Fabio Volo


La casa del perchè di Mario Soldati


Il sofà di Luca Goldoni


Anima tour di Fabio Fazio


Vita di Pasolini di Siciliano


Ferrovia locale di Carlo Cassola


Che cos'è la psicologia di Pierre Daco


Il momento è catartico di Flavio Oreglio


Dedalus di James Joyce


Il silenzio degli innocenti di Thomas harris


L'uomo che non divenne papa di Carlo Falconi


Da un capo all'altro della città di Carlo Castellaneta


Le cicale 2008 di Gino e Michele


Fuori tema di Luca Goldoni


Il nome della rosa di Umberto Eco




martedì 23 settembre 2008

Un ricordo di Oriana Fallaci

Sono passati già due anni dalla sua morte e sto leggendo l'ultimo libro di Oriana fallaci, uscito postumo. Un cappello pieno di ciliegie. Lo trovo interessantissimo e scorrevole, come lo sono stati tutti i libri della Fallaci che ho letto.
L'ho sempre ammirata tantissimo, da quando ero al liceo e leggevo i suoi articoli su L'Europeo.
Inserisco il link di un video molto interssante trovato su Google, per ricordare una donna
eccezionale.
http://video.google.com/videoplay?docid=-830025631960637658

http://www.prezzishock.it/shop/leceramichedimarta

lunedì 16 giugno 2008

E' una vita che ti aspetto






Questa è la sintesi, che riporto da un sito specializzato in libri
"Il percorso di Francesco è quello di molti ragazzi d'oggi, che si accorgono di esistere senza vivere davvero, come se mancasse loro qualcosa, e un giorno decidono che così non va. Ha un lavoro stressante, anche se remunerativo, che fa per comprarsi cose che gli riducano lo stress. Ha storie con tipe tanto diverse tra loro. Sente il bisogno di star solo ma ha paura di essere "tagliato fuori", adora i genitori ma non è mai riuscito a comunicare con il padre, si fa le canne ma vuole smettere di fumare... "
L'ho comprato semplicemente per curiosità, ma mi è piaciuto molto e per me è un libro da consigliare.
E' scritto semplicemente, parla di cose reali, di sensazioni che si provano nel quotidiano, di una vita che scorre senza essere vissuta, tra amici, lavoro, canne e tante cose acquistate per sentirsi "realizzati".
Non conoscevo Fabio Volo come scrittore ed è stata una piacevolissima sorpresa scoprirlo