Ciao, mi chiamo Marta. Per hobby dipingo la ceramica e decoro oggetti con la tecnica del decoupage. Nel mio blog si parla quindi di ceramica e di decoupage ma anche di libri, cinema, musica e.....di molto altro
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venerdì 18 febbraio 2011

Roberto Benigni ci insegna ad amare l'Italia





Ieri al Festival di Sanremo l'ospite d'onore era Roberto Benigni, un evento eccezionale ed attesissimo perchè Benigni non frequenta molto la scena televisiva ma ogni volta che succede ci si aspetta un'esibizione di quelle che, nel bene o nel male, sono destinate a rimanere nella storia della Televisione.

Ricordo delle sue apparizioni passate che mi avevano abbastanza disgustato per certe libertà di palpeggiamento che si era preso nei confronti della persona che in quel momento conduceva la trasmissione, invece stavolta non si è lasciato andare a gesti irrispettosi verso Gianni Morandi.

Benigni è arrivato in sella ad un cavallo sventolando il Tricolore come una specie di Giuseppe Garibaldi ed appena sceso da cavallo ha dato inizio alla sua superlativa esibizione tra satira politica, storia e filosofia.

Ha degnamente festeggiato i 150 anni dell'Unità d'Italia con la sua lezione sull'Inno di Mameli e confesso di essermi emozionata ascontandolo mentre lo cantava senza musica, come lo avrebbe cantato un ragazzo del Risorgimento.

Tempo fa in un mio post avevo espresso la mia disapprovazione per il suo comportamento ma questa volta non posso fare altro che complimentarmi con l'istrionico Roberto Benigni che è andato in scena ieri sera

Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa
Dov'è la vittoria?
Le porga la chioma
Ché schiava di Roma
Iddio la creò

Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi
Perché non siam Popolo
Perché siam divisi
Raccolgaci un'Unica
Bandiera una Speme
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò

Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò

Uniamoci, amiamoci
L'unione e l'amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore
Giuriamo far Libero
Il suolo natio
Uniti, per Dio,
Chi vincer ci può?

Stringiamci a coorte,
Siam pronti alla morte,
L'Italia chiamò.

Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò

Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò

Son giunchi che piegano
Le spade vendute
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute
Il sangue d'Italia
Il sangue Polacco
Bevé col cosacco
Ma il cor le bruciò

Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò


Ho inserito come immagine un ritratto di Benigni che avevo fatto su una pagina di quadermo a quadretti e che fa parte dei miei vecchissimi ricordi:)


un saluto da Marta
















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domenica 22 febbraio 2009

Roberto Benigni e le donne




Quali sono i fattori che fanno diventare “intoccabile” una persona? Che cosa la rende talmente “in” da autorizzarla a parlare e sparlare a ruota libera su tutto e su tutti? Che cosa provoca la sudditanza del suo pubblico? Una sudditanza talmente forte che nessuno osa più contraddirlo, perché esprimendo un parere non positivo su di lui automaticamente si diventerebbe “out”?
Forse i fattori sono molteplici ed hanno radici talmente profonde che la gente comune come me non può comprenderli.

Roberto Benigni mi aveva già deluso quando durante una trasmissione era zompato addosso a Raffaella Carrà, palpandola a suo piacimento e il pubblico si sbellicava dalle risate.

Nei giorni scorsi mi è anche capitato di leggere una sua “poesia” dedicata alla mamma di Berlusconi. L’ho vista su internet e chi non la conosce la può trovare facilmente usando Google, è sufficiente digitare “ se quella notte per divin consiglio”
Anche in questo caso si trovano solo giudizi entusiastici, quasi si trattasse della lirica di un novello “sommo poeta”. Io personalmente preferisco non commentarla, mi limito a consigliare agli estimatori di fare una prova: sostituire il nome Silvio con il loro nome e il nome Rosa con il nome della loro madre.

Il “grande” Benigni ha raggiunto il massimo della performance nella prima serata del Festival di Sanremo, quando ha iniziato con i suoi apprezzamenti su Iva Zanicchi e sul testo della sua canzone.
Se la canzone fosse stata cantata da un interprete di sesso maschile sicuramente per Benigni sarebbe passata inosservata perché se nel testo di una canzone si parla di un uomo anziano che vuole dimenticare i suoi dolori con una ragazza giovane nessuno penserebbe a criticarlo, al massimo può fare pena, oppure anche invidia.
Invece la Zanicchi è una donna e quindi merita di essere svergognata pubblicamente e trattata come una pervertita.
Roberto Benigni ha inoltre dimostrato di aver voluto infierire senza neppure avere approfondito il reale significato della canzone. Il testo finisce con “Ti voglio senza amore, amore” e quella ultima parola ne modifica l’intera storia, ma probabilmente a Roberto ciò è volontariamente sfuggito.