L'Uomo di Spade è un libro di poesie e quindi non è il genere di libri che leggo solitamente. Mi era stato regalato per amicizia dall'Autore lo scorso anno.
Leggerlo è stata una'esperienza che non posso esprimere con facilità proprio perchè Enrico Gaibazzi per me non è un estraneo. Leggere le poesie scritte da un amico è come vederlo da dentro, scoprirlo diverso da come appare, da come lo si conosce da decine d'anni o meglio, da come si credeva di conoscerlo.
IL LIBRO Inizia con una prefazione scritta da Chiara Daino della quale Enrico Gaibazzi è stato insegnante di inglese "Maestro,in senso letterale,filosofico, sacro, poetico"
Gaibazzi insegnante, secondo Chiara Daino, aveva un quanto mai raro comunicare: "Con piacere insegna e con piacere impara"
La passione per l'insegnamento è evidente nella prima poesia del libro, che è stata scritta in inglese con il titolo "LAURENCE'S WAY" e successivamente tradotta in italiano "NEL SOLCO DI LAURENCE" della quale cito l'ultima parte
And suddenly know the reason l'm here
I'm here for a smile on a young honest face
a smile I will borrow
a smile I will keep
for the night I'll row
into the black darkest deep
E brusco capisco perchè ci sono
esisto- soltanto per un sorriso
sorto su un giovane viso onesto
un sorriso che prenderò in prestito
un sorriso che mi terrò ben stretto
per quella notte che combatterò
fino al fondo del buio più nero
Ogni sua poesia è come un quadro, raffigura un momento, una riflessione, una persona amata, una battaglia combattuta
1992
mi ha colpito in modo particolare perchè il tema mi è familiare
Alzheimer,
un letto,
rigido,
odore,
riesco una carezza,
collo deforme
così inizia la poesia di Enrico in ricordo di suo padre, una poesia triste ma nello stesso tempo dolcissima, il dolore fa ricordare il passato ma fa capire che non si può rimpiangere ciò che è andato, c'è il dolce futuro da difendere e la poesia termina con
Poi come miele
sulle labbra mie
il nome tuo:
Daniele
NONNA
Enrico parla con tenerezza di una nonna ormai vecchia che gli parlava del secolo andato, scriveva in gotico ornato, cantava "Sono andati, fingevo di dormire, perchè volli con te sola restare"
La nonna è morta ma è rimasta nel suo cuore
Potrei dirti che mi manca,
ma in fondo non è mai andata via
DEL MIO CANCRO
una poesia di lacrime, sofferenza, l'incontro con l'Uomo di Spade che lotta per la sua vita, la consapevolezza di voler vivere ogni ora rubata al destino
ora, mi vivo ogni ora donata
radioso per la lucente fiammata
vivo – nella rima immortalata
rima che non può essere rubata
men che meno: una rima spezzata
PER AMICIZIA
è breve e voglio riportarla interamente
Ma sono solo
gli amici amati
che sentono le mie poesie
loro che condividono il dolore
l'acro sapore
di questi versi lievi eppure amari
L'AUTORE - Enrico Gaibazzi, professore, poeta, uomo di mare.....
Riportare integralmente una lettera scritta da un suo allievo, Jacopo Maria Marchesano e letta dallo stesso alla commemorazione funebre, credo sia il modo migliore per dare un'immagine reale di Enrico
NOI ALLIEVI PERSI NEI SUOI RACCONTI AFFASCINANTI
Capita spesso di ripensare ai professori del liceo, alle lezioni, ai compiti dimenticati e a quelle sgridate che hanno contribuito a farti diventare l'uomo che sei.
Purtroppo solo a distanza di anni riconosci l'importanza dei tuoi insegnanti, l'importanza di alcune lezioni che vanno al di là del semplice programma didattico. I compagni prendono strade diverse, con loro smarrisci i contatti, i professori invece continueranno a insegnare nella scuola dove sei cresciuto, forse per ricordarti che nella vita ci sarà sempre da imparare anche dopo il percorso scolastico. La tragica notizia della morte del professor Gaibazzi mi spezza il cuore e mi indebolisce nel fisico, mi fermo a ripensare a istanti di vita felice tra i banchi di scuola, proprio come ieri mi ero fermato a cantare le canzoni di Lucio.
La memoria è ancora fresca, i ricordi tanto vicini che sembra possibile riviverli. La sua risata era contagiosa come solo le risate sincere riescono ad essere, le sue lezioni partivano dal present simple per arrivare a Shakespeare, e noi allievi persi nei suoi affascinanti racconti dimenticavamo la grammatica per immergerci nella letteratura. Il professor Gaibazzi le gite scolastiche le organizzava, le studiava e le viveva come noi studenti, si divertiva ad uscire con noi, a scherzare, a bere, insieme prendevamo in giro la guida turistica dallo strano accento; insomma un compagno di viaggio prima di un professore. Il professor Gaibazzi mancherà molto a me e ai miei compagni, ma mancherà molto più alle nuove generazioni di savonesi a cui non potrà più insegnare l'inglese, la poesia, l'arte, ma soprattutto la vita
Jacopo Maria Marchesano ( lettera pubblicata su Il Secolo XIX il 4 marzo 2012)
Nella prefazione Chiara Daino scrive:
Pervaso dal più puro pudore, nell'epoca piagata dall'etichetta, nell'era dove "chiunque pubblica", "chiunque è poeta ", Enrico Gaibazzi oppose non poca resistenza nell'affidare i suoi scritti alla stampa...
La ringrazio per averlo convinto.
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