Ciao, mi chiamo Marta. Per hobby dipingo la ceramica e decoro oggetti con la tecnica del decoupage. Nel mio blog si parla quindi di ceramica e di decoupage ma anche di libri, cinema, musica e.....di molto altro

lunedì 10 maggio 2010

Il silenzio delle donne che avrebbero il diritto di urlare



MURATA VIVA (Leila) Editore Piemme
Ho comprato questo libro in un autogrill, non sapevo quale argomento trattasse ma mi ha colpito la copertina. Gli occhi che mi hanno guardato attraverso la fessura lasciata dal velo nero hanno catturato la mia attenzione, sembrava che mi volessero trasmettere un messaggio, una richiesta di aiuto.

«Mi chiamo Leila, ho ventuno anni, francese di nascita e marocchina per tradizione... mio padre è un uomo rispettabile e rispettato. Mi picchia se non obbedisco ai suoi ordini. Mi ha riempita di pugni per obbligarmi a sposare l´uomo che sale gli scalini davanti a me. L´integrazione è la possibilità di dire no. La tradizione è l´impossibilità. Non sono mai stata capace di infrangere quella legge non scritta».

Questo è l'inizio del libro, è la storia vera di una ragazza dei nostri tempi, all'apparenza una normale studentessa di nazionalità francese, integrata con le compagne di scuola, apparentemente una delle tante ragazzine che incontriamo per strada e delle quali invidiamo un pò le risate e la spensieratezza data dall'età.
Ma questa è solo l'apparenza, tra le mura di casa la situazione è ben diversa.
Leila (questo è il nome della protagonista) vive in una famiglia che segue le tradizioni del paese d'origine, le tradizioni tramandate di generazione in generazione e che non possono essere infrante. Chi le infrange viene punito e la punizione a volte è un viaggio senza ritorno.
Leila gioca per strada, fuma, va a ballare e si innamora, ma tutto questo lo fa di nascosto, si è creata una seconda vita di libertà per sopportare la sua vera vita in prigionia.
La sua prigione è la famiglia, lei è una donna e per questo motivo non ha diritti ma solamente doveri, a dieci anni il fratello si approfitta di lei, lo fa senza farle perdere la verginità perchè quella è una merce di scambio da offrire ad un marito, perdendola la ragazza non potrebbe più sposarsi e resterebbe un peso per la famiglia.

La violenza e le umiliazioni la portano più volte a tentare il suicidio ma alla fine si arrende e sposa l'uomo che è stato scelto per lei.
Nonostante tutto il male che ha ricevuto dal padre e di riflesso anche dalla madre che non è capace di difenderla, lei è legata ai genitori da un legame profondo, che non è tradizione e neppure costrizione, è il bisogno di appartenenza che abbiamo tutti, la necessità di sentirci parte di una comunità, di non essere lasciati soli.
Con il matrimonio lascia le mura tra le quali ha passato la prima parte della sua vita da prigioniera e si trasferisce in un'altra prigione, il carceriere non è più suo padre, ora è suo marito.
Ha un figlio e questo bambino riesce a darle la forza di reagire e di denunciare il marito che l'ha quasi uccisa.


Quando decide di denunciarlo inizia un'altro calvario, quello che deve affrontare chi infrange le leggi non scritte, la sua battaglia è lunga ma sulla sua strada incontra anche delle persone comprensive che vogliono aiutarla.
Ora vive in Francia con il figlio sotto falso nome.

La mia opinione:
è un libro che mi ha lasciato dentro un grande sgomento.
Leggendolo ho capito che il dramma che ha vissuto Leila è lo stesso che vivono tante ragazze anche in Italia, non lo sappiamo (o facciamo finta di non saperlo) fino a quando non succedono le tragedie come quella di Ina, la ragazza uccisa dai familiari e sepolta in giardino perchè era andata a convivere con il suo innamorato.

Sarebbe necessario che libri come questo fossero inseriti nelle biblioteche scolastiche, è indispensabile che i ragazzi conoscano questi fatti, i cambiamenti devono partire dai giovani. Se le ragazze in difficoltà potranno trovare amici con i quali confidarsi ed in grado di capirle forse ci sarà qualche speranza di abbattere le mura della loro prigione

Marta


1 commento:

Anonimo ha detto...

Non sono riuscita a leggerlo, perchè mi tormentava. Ho letto:"Vendute!" e tanti altri ma questo mi ha talmente impresisonato che ho desistito.
io penso che anche le italiane dovrebbero iniziare a scrivere delle violenze che vivono sulla loro pelle ogni giorno.